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Morti sul lavoro: il decremento del 2022 è ‘finto’, senza Covid sono in aumento Il -16 per cento è contaminato dalla quasi totale assenza dei decessi per coronavirus nel 2022. Gli infortuni mortali non covid sono passati dai 96 del 2021 ai 255 del 2022. Lo rileva l'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre

di Alessandro Pignatelli
07/07/2022
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“Il decremento della mortalità rispetto al 2021 sembrerebbe un dato importante e confortante (-16%), ma tale variazione è fortemente “contaminata” dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno infatti, nel primo quadrimestre, gli infortuni mortali per Covid erano 210 su 306. Quest’anno sono solo 6 su 261. Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati dai 96 del 2021 ai 255 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 166%. Questo dato, stimato e non preciso a causa delle modalità con cui vengono realizzate le statistiche e validati i dati, evidenzia la rilevante differenza del peso del fenomeno Covid tra il 2021 e 2022, spiegando la diminuzione degli infortuni mortali di quest’anno. E, intanto, sono 364 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese nei primi cinque mesi del 2022, con una media angosciante di oltre due morti sul lavoro al giorno. In netto aumento, inoltre, le denunce di infortunio, che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso aumentano del 48%”.

A parlare è Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre. Una considerazione che spiega l’apparente rilevazione dell’inversione di tendenza dei decessi, facendo emergere ancora nitida l’emergenza di un Paese che rimane intrappolato nella morsa dell’insicurezza sul lavoro. Una piaga che, ripulita dalle morti per Covid, cresce addirittura del 166% rispetto all’anno precedente.

“E il precario equilibrio della tutela della salute dei lavoratori si definisce in modo molto significativo nelle denunce totali di infortunio – sottolinea Mauro Rossato – l’incremento continua ad essere del 48% rispetto al 2021, arrivando a quota 323.806. Con i settori della Sanità, Attività Manifatturiere e dei Trasporti sempre in cima alla graduatoria”.

Questi i numeri. Poi c’è il rischio reale dei lavoratori, regione per regione e provincia per provincia. L’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre analizza infatti da sempre l’indice di incidenza della mortalità, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia nei primi cinque mesi dell’anno è di 11,9 decessi ogni milione di occupati.

L’Osservatorio mestrino elabora mensilmente la zonizzazione del rischio di morte per i lavoratori del nostro Paese che viene descritto – alla stregua della pandemia – dividendo l’Italia a colori.

A finire in zona rossa al termine dei primi cinque mesi del 2022, con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 11,9 ogni milione di lavoratori) sono: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Calabria.

In zona arancione: Puglia, Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Marche e Abruzzo.
In zona gialla: Sicilia, Umbria, Lombardia, Lazio, Campania e Molise.
In zona bianca: Sardegna, Basilicata, Liguria e Friuli Venezia Giulia.

A guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro è ancora la regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia, cioè la Lombardia (47). Seguono: Veneto (28), Emilia Romagna (26), Lazio e Piemonte (23), Toscana (21), Puglia (17), Campania (16), Sicilia (15), Trentino Alto Adige (13), Marche e Calabria (8), Abruzzo (6), Sardegna (5), Umbria (4), Liguria (3), Valle D’Aosta 2, Molise, Basilicata e Friuli Venezia Giulia (1).

Da gennaio a maggio 2022 sono 364 le vittime sul lavoro registrate in Italia; di queste, sono 268 quelle rilevate in occasione di lavoro, in diminuzione rispetto a maggio 2021 (– 26%), mentre sono 96 quelle decedute a causa di un incidente in itinere (+33% rispetto al 2021). Un incremento probabilmente dovuto alla ripresa degli spostamenti per recarsi da casa a lavoro rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando il Covid limitava ancora le attività produttive.

Anche nei primi cinque mesi del 2022 il settore Trasporti e Magazzinaggio fa registrare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 40. Seguono: Costruzioni (38) e Attività manifatturiere (27).

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (95 su un totale di 268). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 32,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 4,6), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale a 9,9 infortuni mortali ogni milione di occupati.

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi cinque mesi del 2022 sono 26 su 268. In 21, invece, hanno perso la vita in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 41. Il martedì si conferma anche nei primi cinque mesi 2022 come il giorno della settimana in cui si è verificato il maggior numero di infortuni mortali.

Le denunce di infortunio totali sono in aumento (+48% rispetto a maggio 2021). A fine maggio 2021 erano 219.262 mentre a fine maggio sono 2022 sono 323.806. Più di 47 mila gli infortuni occorsi in occasione di lavoro nel settore Sanità e Assistenza Sociale. Oltre 30 mila quelli nelle Attività manifatturiere e quasi 29 mila nei Trasporti.

Le denunce di infortunio delle lavoratrici italiane nei primi cinque mesi del 2022 sono state 143.274, quelle dei colleghi uomini 180.532.

Tags: CDELOCALMorti sul lavoroOsservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di MestreVeneto
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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