Sono molte le perplessità scaturite dagli esperti del mondo bancario e di quello giuridico relativamente alla sentenza n.19957 del 18 settembre 2020 della Suprema Corte di Cassazione, relativa ai mutui ed alla verifica sull’usura. Ne parla criticamente il dottore commercialista Gianfranco Senia, del noto studio di professionisti in assistenza e consulenza fiscale, tecnica e bancaria StudioSenia.
“Tale sentenza della Cassazione parte dal principio di separare la verifica sull’usura, intendendo dividere gli interessi corrispettivi rispetto agli interessi di mora.
La motivazione assunta dalla Suprema Corte è che questi due elementi (interesse corrispettivo ed interesse di mora, ndr) siano totalmente estranei l’uno con l’altro. Fin qui poco da obiettare, tuttavia sono molti i principi della sentenza sui quali non mi trovo d’accordo”.
Esordisce così Gianfranco Senia, redattore di saggi su riviste scientifiche e di pubblicazioni a tema bancario. Professionista esperto con base lavorativa in Sicilia, uno studio a Roma, ma che si muove per consulenze in tutta Italia.
“Volendo strutturare un discorso razionale, mi sento di dover fare una premessa. La Suprema Corte di Cassazione ha una funzione nomofilattica (deriva etimologicamente dal greco nòmos, che significa “norma”, unito al verbo fulàsso, che indica l’azione del “proteggere con lo sguardo”) e ciò vuol dire fare luce dove c’è oscurità. Essa, per tanto, deve esplicare le questioni dubbie e, va da sé, che le questioni evidenti non vadano ulteriormente chiarite. Assunto ciò, a mio avviso, a riguardo delle verifiche sull’usura derivante da interesse corrispettivo o di mora, non vi era alcun vuoto normativo”.
Classe 1962, Senia è da sempre stato appassionato al tema banche. Si laurea da ragazzo con una tesi in Tecnica bancaria, sviluppata all’interno di Banca d’Italia, a Roma. In quella breve esperienza ebbe l’onore di conoscere l’allora governatore Carlo Azeglio Ciampi, dal quale ricevette la “benedizione” sul percorso di studi e lavorativo da seguire. Cominciò così, da subito, l’esercizio professionale come commercialista classico. Poi, nel 1998, ricevette un incarico da parte di un istituto di credito per un contenzioso e, appassionatosi alla materia, la sviluppò sempre più, fino a quando, dagli ultimi dieci anni, l’ha resa argomento principe della sua attività lavorativa.
“La storia dell’usura bancaria nasce nel 1996” riprende Senia “quando il legislatore emanò la Legge n. 108, ‘Disposizioni in materia di usura’. Capisco” riflette il professionista consulente “che il sistema bancario ha una funzione necessaria nel nostro sistema economico, ma ritengo che la sentenza della Suprema Corte del 2020 sia stata una scappatoia, più che una soluzione concreta.
È dunque questa l’opinione da esperto di Gianfranco Senia, che illustra brevemente alcuni dei punti specifici della sentenza de qua.
- La Cassazione mostra le difficoltà tecniche relative all’includere gli interessi di mora nel tasso effettivo, viste le diverse basi di calcolo degli interessi di mora rispetto agli interessi corrispettivi.
- Impone una presunta maggiorazione di circa 2,1% del tasso soglia, introducendo un Tasso Soglia Mora, non contemplato in alcuna norma esistente in materia.
- Affronta il tema della usura sopravvenuta, considerando solo quella realmente applicata e non quella pattuita nei contratti – andando in contrasto con l’articolo 644 del Codice di procedura penale, il quale prevede che chiunque faccia pagare o faccia promettere di pagare tassi usurari è punito con l’ Nella sentenza della Cassazione, invece, da un punto di vista civilistico, viene interpretato come se il fatto fosse circoscritto a quello che nei fatti si è compiuto, dimenticando il concetto della promessa usuraria.
- Prevede due verifiche dell’usura distinte: una sugli interessi di mora ed una su quelli corrispettivi. Ci si potrebbe trovare nella situazione di aver superato il limite nel primo caso, ma non nel secondo ed in questa evenienza, la Suprema Corte, rettifica quanto stabilito dall’ 1815 del Codice civile, il quale prevede che, in caso di tassi usurari, non si debbano pagare interessi e quelli che sono stati già pagati diventano capitale corrisposto. Nel rettificare tale norma – di grande validità – la Cassazione asserisce che essa non si applica qualora si abbia soltanto usura sugli interessi di mora, indicando un tasso sostitutivo, come sanzione, pari al tasso corrispettivo.
Per chi è poco avvezzo ai numeri, quelli elencati sono aspetti di rilevante difficoltà tecnica, ma facilmente superabile – di certo non con semplici calcoli a disposizione di chiunque, ma di routine per gli esperti.
Fa piacere” conclude il dottore commercialista Gianfranco Senia “che ci sia stata la volontà di fare chiarezza, però in questo modo si è preso un indirizzo semplicistico senza tener conto di quello che è il contenuto delle norme chiare e già esistenti”.
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