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Esportazioni ortofrutta: l’Italia arretra La relazione del presidente di Fruitimprese: dal 2008 a oggi abbiamo perso 203 milioni di euro di export di pesche e nettarine mentre la Spagna ha guadagnato 373 milioni

di Alessandro Pignatelli
24/06/2022
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Non c’è stato nemmeno il tempo di brindare per un record – i 5,2 miliardi di ortofrutta esportati nel 2021, +8,3% sull’anno precedente – che il primo trimestre del 2022 ha smorzato gli entusiasmi. Ma non è una questione solo di numeri, ma di prospettiva: ripercussioni della guerra, una politica europea che lascia più di una perplessità, quella italiana ambigua. E poi la deriva dei costi, i prezzi in aumento, la manodopera che non si trova.

Sono i punti salienti della relazione che il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, ha proposto alla 73° assemblea dell’associazione che riunisce 300 imprese attive nell’import/export di ortofrutta, per un fatturato complessivo di 8 miliardi di euro.

Amara la riflessione del presidente Salvi sulla competitività delle nostre esportazioni: dal 2008 ad oggi l’Italia ha perso 203 milioni di euro di export di pesche e nettarine, la Spagna ha guadagnato 373 milioni. Se guardiamo alle fragole, le esportazioni dell’Italia sono rimaste costanti, la Spagna ha guadagnato 426 milioni di euro e la Grecia è entrata prepotentemente nel mercato passando da 9 a 110 milioni di euro di export. La Grecia è in crescita esponenziale anche con il kiwi, dove però, grazie anche all’exploit del kiwi giallo, il nostro Paese continua a difendersi.

“La crisi Ucraina – ha detto Salvi – non avrà conseguenze dirette sulle nostre esportazioni, ma si ripercuoterà sull’intero mercato europeo per la mole di prodotto destinato all’area dell’ex Unione Sovietica proveniente da Turchia, Egitto, Sud Africa e Sud America che dovrà trovare una nuova collocazione. Freshfel stima in 4 milioni di tonnellate questa ondata. Il settore ha quindi sempre più bisogno di guardare a nuove destinazioni. La buona notizia è che finalmente è ripartito l’iter burocratico che ci dovrebbe consentire di esportare le pere in Cina. L’inserimento di addetti agricoli presso alcune importanti ambasciate all’estero è un segnale importante. Il dibattito sul Green Deal e la Farm to Fork continuano a tenere banco a Bruxelles. Fruitimprese – ha sottolineato Salvi – ritiene che debbono essere garantiti agli operatori i necessari strumenti di difesa delle piante e tutte le possibili alternative all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti”.

Altro punto importante. La pandemia ha rivoluzionato i tradizionali flussi dei lavoratori addetti alle campagne di raccolta, “facendoli confluire verso Paesi dove sono stati implementati sistemi virtuosi di gestione del personale straniero a cui viene riconosciuto un salario più alto a fronte di oneri ridotti per le aziende. I ritardi nella gestione da parte del Governo del Decreto Flussi rischiano di far lasciare sugli alberi la frutta estiva. E’ necessario un netto cambio di passo”, evidenzia Salvi.

Infine una sottolineatura sugli imballaggi. Fra qualche mese si ricomincerà a parlare della plastic tax che, a parere di Fruitimprese, rappresenta in assoluto la soluzione meno corretta, sia dal punto di vista economico, sia da quello burocratico, se si intende applicarla con le regole anticipate l’anno scorso dall’Agenzia delle Dogane. Servono alternative percorribili e poco costose. A scrivere di tutto questo è Italiafruit News.

Tags: CDEARTICLEesportazioniFruitimpreseOrtofrutta
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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