L’Agenzia delle Entrate, in queste settimane, sta inviando lettere alle imprese per chiedere il versamento degli importi utilizzati per regolarizzare la propria posizione. Parliamo di quelle aziende che hanno utilizzato il credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo in compensazione, per versare le imposte e i contributi previdenziali. Cosa si rischia? La revoca dell’agevolazione che viene concessa a fronte di spese di ricerca e sviluppo per favorire l’innovazione, la realizzazione di prodotti o processi nuovi e il miglioramento di quelli esistenti.
Nel tempo, questa agevolazione ha subito molte variazioni e non sono poche le imprese che si sono accorte con ritardo di avere i requisiti per l’accesso al credito d’imposta, dopo aver già presentato il bilancio per l’esercizio in cui avevano sostenuti le spese.
Luca Giusti, presidente di Confartigianato Toscana, racconta: “C’è grande preoccupazione per le molte lettere che stanno arrivando alle imprese in questi giorni dall’Agenzia delle Entrate in cui si contestano gli investimenti in ricerca e sviluppo effettuati e deficit nelle informazioni di bilancio fornite. Vengono richieste somme importanti, anche centinaia di migliaia di euro, in un’unica soluzione o in tre rate, senza che siano chiare le motivazioni”.
Prosegue Giusti: “Non ci sono notizie ad oggi sul numero di imprese totali che hanno beneficiato del credito d’imposta e su quante tra esse abbiano ricevuto le lettere dall’Agenzia delle Entrate con l’invito ad aderire alla sanatoria. Un incentivo automatico importante viene vanificato da norme e comunicazioni poco chiare e dal rischio di dover restituire ingenti somme in tempi ristretti. Occorre tutelare le imprese che in buona fede hanno utilizzato il credito, che comunque dovranno contestare le richieste dell’Agenzia delle Entrate e sostenere quindi ulteriori costi, rischiando però di dover restituire gli importi utilizzati con sanzioni molto elevate”, conclude il presidente di Confartigianato Imprese Toscana.