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Export agroalimentare: Made in Italy da record I dati dicono +20 per cento nel primo trimestre del 2022, Coldiretti spiega come però ci siano timori a causa della guerra in Ucraina e i rincari energetici

di Alessandro Pignatelli
14/06/2022
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Gli ultimi dati dicono +20 per cento: ed è record storico per le esportazioni agroalimentari italiane nel 2022. C’è però preoccupazione per le conseguenze della guerra in Ucraina e per i rincari dell’energia che stanno colpendo i consumi mondiali. Sono queste le due facce della medaglia secondo Coldiretti, che ha analizzato i dati Istat sui dati relativi al primo trimestre del 2022, diffusi durante il Summer Fancy Food 2022, principale evento fieristico mondiale dedicato alle specialità alimentari a New York.

Al Padiglione Italia, insieme a Ice, è stata preparata una mostra dove mettere a confronto le specialità nazionali con le brutte copie, così come i veri piatti della tradizione tricolore con quelli storpiati all’estero con ricette improponibili.

Le esportazioni alimentari nazionali sono in aumento sul record annuale di 52 miliardi del 2021, con la Germania quale mercato principale (+9 per cento nel trimestre); a seguire la Francia, +17 per cento, al terzo gli Stati Uniti, con un ribasso però del 21 per cento. Grande boom nel Regno Unito, +29 per cento, nonostante la Brexit. Negativo il dato in Cina, -18 per cento, in Russia siamo al +4 per cento, ma qui peseranno le sanzioni. Considerando solo marzo, infatti, a Mosca le esportazioni sono crollate del 35 per cento.

A sostenere l’export italiano all’estero sono prodotti come il vino, +18 per cento, poi frutta e verdura fresca. Da considerare pure pasta, formaggi, olio d’oliva e salumi. A livello nazionale resta da colmare il deficit produttivo in settori che vanno dalla carne ai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali.

Negli Stati Uniti, il vino è il prodotto più ricercato e rappresenta quasi un terzo del valore dell’intero export agroalimentare, con un aumento del 13 per cento nel primo trimestre del 2022; gli spumanti crescono addirittura del 18 per cento. Aumenti del 16 per cento per l’olio d’oliva, che è al secondo posto, e del 23 per cento della pasta, che si piazza al terzo posto. Bene anche le confetture, passate e succhi, con +21 per cento, e i formaggi, che fanno segnare +28 per cento, in un mercato che fa largo uso delle imitazioni proprio in quest’ultimo settore.

Il successo italiano è dovuto all’economia più green d’Europa, con la leadership nel biologico grazie a 80 mila operatori, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg (316), 526 vini Dop/Igp, 5.333 prodotti alimentari tradizionali e Campagna Amica. L’Italia è il primo produttore di riso, grano duro e vino, così come di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea (pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi). Per la frutta primeggia con mele e pere fresche, ciliegie e uve da tavola, kiwi, nocciole e castagne.

“Per sostenere il trend di crescita dell’enogastronomia Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, che ribadisce l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. Importante anche lavorare sull’internazionalizzazione.

Tags: AgroalimentareCDEARTICLEColdirettiExportmade in Italy
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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