L’indagine della Cna Umbria, commissionata al centro Studi Sintesi, è drammatica: se il trend economico di ora dovesse restare costante, gli effetti sul Pil sarebbero gravissimi e anche superiori a quelli inferti dalla pandemia. Tutta colpa dell’impennata dei prezzi dell’energia e della guerra in Ucraina, con effetto domino sulle imprese umbre.
“Quello che è emerso dalla ricerca – dichiara Francesco Vestrelli, responsabile regionale di Cna produzione – sommato alle incertezze che hanno riguardato l’utilizzo del Superbonus e delle altre detrazioni fiscali sulla casa, avranno un effetto sul prodotto interno lordo sicuramente più pesante rispetto al + 4,7% stimato dal Governo nel settembre 2021 e ridotto al 2,9% ad aprile scorso. Bisogna assolutamente fare qualcosa per arginare in ogni modo questa situazione, approvando subito la nuova programmazione dei fondi comunitari per incentivare le imprese nell’autoproduzione di energia e nell’efficientamento dei capannoni, sostenerle nei loro investimenti e nella ricerca di nuovi prodotti e/o mercati di sbocco”.
“L’indagine – dichiara Alberto Cestari, di Sintesi – ha permesso di appurare che l’energia elettrica è aumentata del 300% rispetto a un anno fa, passando da 62 a 248 euro al MWh. Se il trend venisse confermato per le imprese umbre significherebbe un aumento dei costi di circa 1,2 miliardi di euro, di cui oltre 800 milioni da parte del settore manifatturiero”.
Ogni anno, in Umbria, si consumano 5.307 Gwh, il 76 per cento da parte delle imprese. “Per quanto riguarda il gas, il cui consumo annuale in Umbria supera 1,1 milioni di metri cubi (la metà dalle imprese), il costo è addirittura aumentato del 417%, passando da 19 a 101 euro al mc. Anche in questo caso, se la tendenza dovesse rimanere inalterata, per le imprese si tradurrebbe in un aggravio di spese pari a circa 500 milioni di euro rispetto all’anno precedente”.
La ricerca si è preoccupata di osservare anche le esportazioni dall’Umbria verso i Paesi interessati dal conflitto: si stima che il 3 per cento dei prodotti regionali esportati annualmente fosse destinato a Ucraina e Russia, per un valore di 135 milioni di euro: “Per il 96 per cento sono prodotti Made in Italy, in particolare moda (57 per cento), macchinari (18 per cento), agroalimentare (14 per cento) e sistema casa (3 per cento)”.
“Di fonte a una situazione così drammatica sono necessari interventi urgenti – prosegue Vestrelli – innanzitutto chiediamo l’adozione di incentivi per favorire l’efficientamento energetico degli immobili produttivi e per spingere le imprese all’autoproduzione di energia. Poi sono necessari sostegni che riguardino gli investimenti delle imprese, la ricerca di nuovi mercati e di nuovi prodotti, anche attraverso consulenze specialistiche nel caso delle piccole imprese, prive di strumenti interni per fare operazioni di questo tipo”.
Non è mancato anche un riferimento alla polemica sull’utilizzo, da parte regionale, di 8 dei 16 milioni destinati allo sviluppo, rimanenti dalla vecchia programmazione dei fondi comunitari, per coprire le spese sanitaria dovute al covid: “Premesso che, vista la situazione economica, sarebbe stato opportuno attingere da altri capitoli per coprire queste spese – conclude Francesco Vestrelli – ci auguriamo che venga assicurato l’immediato scorrimento di tutte le graduatorie dei bandi destinati a sostenere gli investimenti delle imprese, che altrimenti potrebbero non capire la scelta fatta dalla Regione”.