Fortunati, Assoturismo Umbria: “Turismo è ripartito, ma c’è incertezza”

Matteo Fortunati, Assoturismo Umbria

Sisma, pandemia e guerra: il turismo dell’Umbria si è trovato e si trova di fronte a queste emergenze, una dietro l’altra. Non è facile ripartire, ma i dati delle festività pasquali invitano all’ottimismo: si sta ripartendo e si andrà via via crescendo fino all’estate. Matteo Fortunati, presidente di Assoturismo Umbria, sintetizza così la situazione: “E’ molto complessa perché non c’è attenzione globale al problema che deriva dalla crisi pandemica. L’Umbria, in particolare, era già stata colpita duramente dal sisma. Tra i due eventi c’è stata continuità. Quando c’è stato il terremoto, i turisti hanno smesso di venire in Umbria perché il cratere sismico è stato dipinto come l’intera regione. Così sono entrate in crisi le città d’arte. Quando si stava tornando, ecco il coronavirus. Nelle aziende umbre il problema è serio. Fortunatamente ci sono state due stagioni forti e quindi l’esperienza di Pasqua che ci dice che in prospettiva la stagione sarà positiva, anche se mancano ancora i flussi extraeuropei, in particolare di americani a russi”.

Sulla Russia si apre il capitolo guerra: “Questo evento porta grandi margini di incertezza. Io spero che si possa presto trovare un accordo di pace”. Mancano all’appello anche gli aiuti del Governo: “Sono mancate le casse integrazioni, c’è il rincaro del prezzo delle materie prime, i cui effetti si vedranno la prossima estate con aumento di tutti i prezzi del settore turistico: dai biglietti aerei alle compagnie di autobus, ai ristoranti e ai bar. Questa variabile va ad aggiungersi alle altre, aumentando l’incertezza”. Fortunati spiega: “Le aziende hanno bisogno di aiuti statali, ma non di misure irrisorie, bensì forti, pensate, studiate. E poi serve che le banche facciano le banche. A gennaio è entrata in vigore la legge sul default, che impedisce agli istituti di credito di concedere anche un solo centesimo di debito a correntisti, aziende e famiglie che siano. Anche questo fattore sta determinando la contrazione del credito. Prima le aziende avevano dei giorni per reperire le risorse”. Tutto concorre a rendere il futuro incerto: “Le aziende sono ancora in crisi, aspettano la stagione, ma anche qualora fosse positiva non sanerebbe i buchi precedenti. Dovrebbero guadagnare il doppio, ma con gli aumenti non ci riescono”.

C’è anche il problema del lavoro: “Il turismo è stagionale, ma i camerieri a volte vengono sfruttati e sottopagati e allora preferiscono stare a casa e prendere il reddito di cittadinanza. Ci vuole dunque un duplice intervento da parte dello Stato: per i lavoratori e per le aziende, per esempio andrebbe defiscalizzato il costo del lavoro per l’azienda, in questo modo potrebbe aumentare il salario dei dipendenti”.

Da affrontare separatamente è la piaga dell’usura, tornata in auge con la crisi economica: “Lo dicevo prima: le banche devono tornare a concedere prestiti, nonostante la legge sul default. Lo Stato, a sua volta, deve dare garanzie certe; ci deve essere un accordo tra gli istituti di credito e il Governo. Altrimenti, l’imprenditore disperato si rivolge agli usurai perché vede che l’attività di una vita sta per crollare, non valutando i rischi successivi”. In Umbria, il fenomeno appare di nicchia, ma c’è un motivo: “Chi subisce lo strozzinaggio, non chiede aiuto perché si vergogna. Bisogna far capire a questi imprenditori che il fallimento non è imputabile a una mala gestione, ma a una contingenza di cose. E che quindi non si deve vergognare”.

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