Artigianato: il sardo Orrù è il miglior sarto d’Italia

Gianfranco Orrù

Il miglior sarto italiano è sardo. Si tratta del cagliaritano Gianfranco Orrù, che ha conquistato l’Oscar della sartoria. Lavora da 50 anni a livello mondiale, in Iran ha avuto l’esperienza più significativa. Il futuro, però, è la transizione digitale a supporto della manualità.

Orrù ha 63 anni e ha vinto il Trofeo Arbiter, che ogni anno premia l’eccellenza della moda artigiana maschile. Il premio dopo una due giorni ‘Milano su misura’, dedicato agli artigiani dell’abbigliamento di tutta Italia. La giuria era europea e composta da esperti della moda e dei canali web dedicati. Il maestro ha presentato “uno spezzato tre pezzi, intitolato “Il bosco in città”: giacca ispirata al modello Norfolk, monopetto, due bottoni, tasconi a toppa con pattine, cinta al punto vita, e gilet in tessuto Coarsehair di Loro Piana. Verde bottiglia per il pantalone in velluto rigato Loro Piana con due pince alla francese”.

“Per la capacità con cui ha interpretato il tema”, i giudici e platea social hanno, quindi, voluto premiare il sarto cagliaritano che “è intervenuto su un modello tradizionale, quale la Norfolk, senza togliere troppo alla giacca, nata per le passeggiate. Il suo è un capo che evoca la campagna, con un tessuto che attinge alle ispirazioni di quelli scozzesi, con una sfumatura di verde che va dal verde muschio al lichene”. La foto della sua giacca è stata anche la copertina del mensile Arbiter.

I clienti europei del sarto cagliaritano arrivano in particolare dalla Germania, ma numerosi sono anche i russi. Orrù inizia a 14 anni, frequenta una sartoria vicino casa dopo la scuola, osserva il maestro e impara. Si iscrive quindi all’Istituto nautico di Cagliari, ma non riesce a formalizzare l’ammissione che lo porta, per 5 anni, a fare l’apprendista in sartoria e a frequentare scuole di taglio. Inizia il suo lavoro in via Dante, a Cagliari, e in giro per il mondo a presentare gli abiti, a prendere le misure ai clienti e a dirigere laboratori sartoriali di livello. Nel 1998 vince ‘Le forbici d’oro’, premio per i giovani sarti italiani.

Nel 2015 riceve una proposta dall’Iran per dirigere una importante catena di produzione di abiti sartoriali su misura, con 23 punti vendita. E’ una esperienza, umana e professionale molto importante che durerà tre anni, che lo porterà a fare spola mensile tra Teheran e Cagliari. Inizia poi la collaborazione con Zegna, lo storico marchio piemontese fondato nel 1910. Successivamente avvia in Turchia una esperienza con azienda sartoriale, che per un anno lo porta, in qualità di modellista, a lavorare per un rinomato marchio locale.

Secondo Orrù, “quello della moda in Sardegna è un settore di grande eccellenza e tradizione, fatto di una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi e oggetti unici. La sartoria artigianale nonostante, o forse grazie alla crisi, è un settore ancora vivace e il sarto-sarta è una professione “a tutto tondo”. Il vero problema della professione sartoriale è la scarsa capacità di tramandare questa arte ovvero di non riuscire a trasmettere ai giovani i segreti. Tale problema potrebbe essere risolto programmando la formazione, i corsi e gli stage fin dalla scuola secondaria, perché la manualità e la sensibilità per la lavorazione dei tessuti deve avvenire il prima possibile. La ricetta vincente è dunque presentarsi sul mercato con creatività e qualità. Lo spazio c’è. Oggi sappiamo che tra le professioni più richieste ci sono quelle di sarto modellista, professionalità importante in cui la disponibilità è ancora superiore all’offerta. All’estero c’è molto interesse per le produzioni made in Sardegna ma il settore non ha ancora trovato, come pian piano sta accadendo per altre produzioni, i canali giusti per proporre le proprie lavorazioni ai buyer internazionali. E’ quindi necessaria un’opera di sviluppo continuo per far crescere le imprese, proporre nuove linee e prodotti innovativi per presentarsi alle manifestazioni e ai buyer esteri. Naturalmente, è fondamentale il ruolo delle Istituzioni pubbliche che svolgono attività volte all’internazionalizzazione delle aziende italiane”.

Il covid ha modificato le sue abitudini: “Anche se il nostro è un mestiere a forte contatto fisico ed empatico con il cliente, la transizione digitale è inevitabile. La tecnologia c’è ma c’è ancora tanto da fare per sviluppare una tecnologia che possa supportare, senza sostituirla, la manualità e il senso del “gusto” per i tessuti”.

Il settore della Moda in Sardegna, a metà 2020, registrava 336 attività con ben 273 realtà artigiane; queste ultime offrivano lavoro a 547 addetti. Infatti, quello che produce capi di abbigliamento, accessori, gioielli e scarpe è ancora un comparto vivo, che prova a reagire cercando nuove, e alternative, fette di mercato.

Nella distribuzione territoriale, 104 realtà, di cui 84 artigiane, operano nel nord della Sardegna, nei territorio di Sassari-Gallura. Nella provincia di Cagliari sono 96 le attività, 76 le artigiane; segue Nuoro con 61, di cui 49 artigiane, il Sud Sardegna con 40, di cui 32 artigiane. Chiude Oristano con 35 realtà di cui 32 artigiane.

“Ancora una volta gli artigiani sardi sono nel gotha del fashion design nazionale e internazionale e di questo siamo molto orgogliosi – commenta Fabio Mereu, presidente di Confartigianato Sud Sardegna – perché queste piccole, ma preziosissime realtà, sono la prova del fatto che anche in Sardegna si può lavorare bene, realizzando produzioni che non temono la concorrenza. E, lo diciamo con orgoglio, i nostri artigiani della moda non sono secondi a nessuno”. “A livello regionale, nazionale e internazionale – sottolinea Mereu – la nostra Associazione sta svolgendo una intensa attività per offrire maggiori opportunità di crescita e per far conoscere la loro qualità a migliaia di compratori”. “Il grande bacino della moda sarda – conclude il presidente di Confartigianato Sud Sardegna – è come una “perla” da coltivare, valorizzare ed esporre in ogni “mercato” del mondo. Ci auguriamo che anche la Regione possa supportare queste realtà nel loro percorso di crescita”.

“Come dimostrano la realtà della Sardegna – commenta Pietro Paolo Spada, segretario di Confartigianato Sud Sardegna – il sistema moda territoriale è rappresentato da una vasta rete di piccoli artigiani, che dal disegno al taglio realizzano capi unici. Da sempre la ricetta vincente è stata quella di presentarsi sul mercato con creatività e qualità soprattutto per contrastare la concorrenza da parte di aziende che utilizzano il brand “artigianale”, quando di fatto si tratta di prodotti importati o realizzati in serie”.

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