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Gdo: resistenza ad aumentare i prezzi, imprese di trasformazione in difficoltà Cna Piemonte: “ Le imprese di trasformazione sono schiacciate tra il fornitore di materie prime che aumenta il costo del prodotto e la grande distribuzione che fa resistenza a riconoscere il maggior prezzo”

di Alessandro Pignatelli
28/03/2022
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Per non scaricare i costi sui clienti, la grande distribuzione li scarica sui piccoli produttori. Le microimprese fornitrici della gdo chiedono adeguamenti dei propri listini, ma dall’altra parte c’è una forte resistenza, che cerca di limitare al massimo gli aumenti o di spalmarli su tempi lunghi, da 3 a 10 mesi.

Gli aumenti di alcune materie prime sono iniziati già nella prima metà del 2021, ma via via si sono intensificati. Inizialmente, i produttori che riforniscono la grande distribuzione, hanno cercato di gestirli senza applicare rialzi sui prezzi dei prodotti, ma via via la situazione è peggiorata e sono aumentati tutti i costi: dalla farina al mais ai creali (100 per cento di rincari), dal burro dal latte in polvere e alla carne (tra 50 e 80 per cento), il packaging: cartoni, film e pellicole di imballaggio sono cresciuti dal 60 all’80 per cento. Per questo motivo, a fine 2021, le imprese trasformatrici hanno iniziato a calcolare gli aumenti da applicare ai propri prodotti per iniziare a contrattare con la gdo.

“Da gennaio possiamo dire che la situazione è precipitata perché gli aumenti dell’energia e del gas, già prima del conflitto in Ucraina erano diventati insostenibili. Il risultato è che le imprese di trasformazione si trovano schiacciate tra il fornitore di materie prime che continua ad aumentare il costo del prodotto e la grande distribuzione che fa resistenza a riconoscere il maggior prezzo. E questo ci penalizza fortemente”, ha spiegato il segretario regionale di Cna Piemonte Delio Zanzottera.

“Per dare un’indicazione, gli aumenti richiesti dai produttori sono sopra il 10% e l’aumento accettato dalle catene di grande distribuzione è minore o uguale alla metà – ha aggiunto la responsabile regionale di Cna agroalimentare Elena Schina – Insomma, per ogni acquisto le nostre aziende perdono circa il 50%. Si evidenzia, però, che gli aumenti richiesti dalle microimprese e dalle imprese artigiane di trasformazione agroalimentare sono comunque parziali; le nostre aziende, infatti, non stanno ribaltando totalmente i costi sulla grande distribuzione, ma stanno già cercando di assorbire l’aumento dei costi con una riduzione dei loro margini, ma a quanto pare questo non basta alle società. Quindi a maggior ragione si può comprendere come questa resistenza all’adeguamento dei prezzi metta in fortissima difficoltà le imprese”.

È chiaro che sia interesse delle imprese riuscire a mantenere i rapporti di fornitura con la grande distribuzione, ma è necessario che ci sia una ripartizione dei costi sull’intera filiera che non soffochi chi si trova nel mezzo. Ed è necessario, inoltre, che si attivi un monitoraggio anche rispetto alle speculazioni sulle materie prime, che ovviamente in alcuni casi ci sono e che concorrono ad aggravare la situazione.

Tags: CDEARTICLECna PiemonteGrande distribuzioneImprese trasformatriciPiemonte
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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