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Confindustria Romagna: indagine, cautela nelle imprese per il 2022 Da una parte la prospettiva del completo recupero del Pil pre-covid e la corsa ai target del Pnrr, dall'altra la frenata della produzione industriale di gennaio

di Alessandro Pignatelli
10/02/2022
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Attese e incognite in questo inizio di 2022 per le imprese romagnole. C’è la prospettiva di un completo recupero del Pil pre-Covid e la corsa ai target del Pnrr, ma anche la frenata della produzione industriale a gennaio a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Le due facce della medaglia vengono rilevate dall’indagine del Centro studi di Confindustria Romagna, che ha confrontato il II semestre 2021 con quello dell’anno prima, chiedendo agli associati anche una previsione sull’inizio del 2022. Il campione delle aziende fa parte del manifatturiero e dei servizi.

“Il secondo semestre del 2021 evidenzia indistintamente per le tre province della Romagna, come per il resto del Paese, una crescita di tutti gli indicatori per il tessuto industriale – riassume il presidente Roberto Bozzi – confermando il trend positivo per l’industria manifatturiera dopo l’emergenza pandemica che ha colpito nel 2020 tutti i settori”.

La grande minaccia è dunque rappresentata dall’aumento del costo delle materie prime, +75,5 per cento; pesano, in particolare, i rincari del costo dell’energia elettrica e del gas naturale. C’è dunque molta cautela per i primi sei mesi del 2022 secondo la grande maggioranza degli intervistati.

“Il caro energia pesa su tutte le materie prime e sulla capacità di spesa: con questi rincari il futuro non è roseo e lo vediamo già dal rallentamento dei mercati registrato in queste settimane. Considerando che l’approvvigionamento del gas metano è un problema prettamente europeo e segnatamente italiano, c’è forte preoccupazione soprattutto per quelle aziende che esportano e subiscono un gap di competitività all’estero. Ribadiamo quindi il nostro appello a intervenire subito per cercare di allentare la morsa energetica, sprigionando quanto prima il potenziale di gas naturale che possiamo estrarre a livello nazionale”.

Tutti i principali indici economici sono positivi nel II semestre del 2021: produzione +15,1%, fatturato totale +23,5% (fatturato interno +30,2%, fatturato estero +15,9%) occupazione +3,6%. Il 63,3% delle imprese intervistate ha segnalato un aumento degli ordini totali, mentre il 29,5% una stazionarietà, il 7,2% una diminuzione. Per quanto riguarda gli ordini esteri, il 54% delle imprese li ha avuti stazionari, il 9,3% li ha visti diminuire e il 36,7% in aumento.

Il dato relativo alle giacenze mostra una stazionarietà per il 69,1% del campione, un aumento per il 22,3% e una diminuzione per l’8,6%. Il costo delle materie prime ha visto il dato in aumento per il 75,5%, stazionario per il 24,5%. Per quanto riguarda il ricorso alla CIG gli associati hanno indicato: da escludersi 63,5%, probabile ma limitata 12,5%, poco probabile 20,4%, probabile e consistente 3,6%. Le difficoltà di reperimento del personale risultano: nessuna 13,2%, bassa 16,9%, media 35,3%, elevata 19,9%, molto elevata 14,7%.

Per il I semestre del 2022, le previsioni sull’andamento della produzione sono queste: in aumento per un 74,1% delle imprese, stazionario per un 25,9%, nessuno degli imprenditori prevede una diminuzione. Per quanto riguarda le previsioni sugli ordini: il 56,8% delle aziende prevede una stazionarietà, il 36,7% un aumento ed il 6,5% una diminuzione.

Con riferimento agli ordini esteri: per il 48,9% saranno stazionari, per il 43,2% in aumento e per il 7,9% in diminuzione. Per quel che riguarda le giacenze, il 61,1% delle imprese le prevede stazionarie, il 36% in aumento ed il 2,9% in diminuzione. Le previsioni sull’occupazione sono stazionarie per il 64,7% del campione, in crescita per il 30,9% ed in calo per il 4,4%.

Accanto alla rilevazione dei consueti indicatori, è stato fatto infine un focus sugli investimenti effettuati nel 2021, che si confermano positivi sia in rapporto al fatturato (4,9%), sia nella variazione percentuale delle spese per investimenti rispetto al 2020 (+13,2%). Per quel che riguarda la tipologia degli investimenti effettuati nel 2021, quelli più ricorrenti sono in formazione (36,6%), ICT (35,1%), ricerca e sviluppo (29,9%), ambiti di investimento prediletti anche nelle previsioni del 2022. Tra i fattori critici e gli ostacoli segnalati per la realizzazione di investimenti, la difficoltà a reperire profili adeguati risulta essere la più importante (14,9%), seguita dalla difficoltà a reperire risorse finanziarie (11,2%) e difficoltà amministrative e burocratiche (11,2%).

Tags: CDELOCALConfindustria RomagnaEmilia RomagnaIndagine congiunturale
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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