Rincari bollette: Cgia di Mestre, nel 2022 +89,7 miliardi per famiglie e imprese

Secondo l’Ufficio studi della Cgia di Mestre, nel 2022 le famiglie e le imprese dovranno subire un aumento delle tariffe dell’energia di 89,7 miliardi, di cui 30,8 a carico delle famiglie e 58,9 delle imprese. I 5,5 miliardi messi in campo dal Governo per il primo trimestre non sono sufficienti a evitare il salasso, andando a coprire appena il 6 per cento dei rincari. La Cgia di Mestre ha conteggiato, per le imprese, lo stesso consumo di energia elettrica e gas del 2019; per il 2022, si è anche stimato una tariffa media per l’elettricità delle imprese di 150 euro per Mwh.

“Si segnala, infatti, che le principali istituzioni prevedono sia per l’energia elettrica sia per il gas una progressiva (anche se non velocissima) riduzione del costo nel corso di tutto il 2022 – spiega in una nota l’associazione – Il rincaro delle bollette della luce, pertanto, costerà quest’anno alle imprese 35,8 miliardi di euro. In riferimento al gas, per l’anno in corso si è stimata una tariffa media pari a 70 euro per MWh. Queste ipotesi ci hanno permesso di calcolare per il 2022 un incremento di prezzo in capo alle utenze non domestiche pari a 23 miliardi”.

“Appare evidente che bisogna fare molto di più per contrastare il caro bollette – rimarca la CGIA – Fino a ora il Governo Draghi ha approvato una serie di misure per mitigare gli aumenti delle tariffe energetiche che ammontano complessivamente a 10,2 miliardi: 4,7 sono stati erogati per la seconda parte del 2021, altri 3,8 sono stati introdotti con la legge di Bilancio 2022 a cui si aggiungono 1,7 miliardi stanziati ieri per decreto. Sebbene la cifra in termini assoluti sia molto significativa, la percentuale di abbattimento dei costi addizionali in capo a famiglie e imprese prevista nel 2022 è comunque contenutissima: come dicevamo è al 6 per cento. E’ evidente che con un debito pubblico che si attesta attorno al 155 per cento del Pil è molto rischioso produrre ancora nuovo deficit. Ma è altrettanto vero che se non verranno trovate nuove risorse in grado di calmierare le bollette energetiche, molte attività imprenditoriali non reggeranno questi aumenti di costo e i soldi pubblici risparmiati dovranno essere spesi per pagare le Cig o l’indennità di disoccupazione ai lavoratori che si troveranno senza lavoro. Secondo un’indagine condotta dall’Ufficio studi della CGIA nelle settimane scorse, sono quasi 1,8 milioni gli addetti che in Italia lavorano nei settori cosiddetti energivori (tra cui l’industria alimentare). Se questi aumenti di prezzo dovessero perdurare per una buona parte di quest’anno, non è da escludere che 500 mila rischino, anche temporaneamente, di rimanere a casa”.

Tra maggio e dicembre 2021, gli aumenti di prezzo delle componenti energetiche sono stati del +302 per cento per quanto riguarda l’energia elettrica e del +346 per cento per il gas. “Se prima dell’estate il prezzo si aggirava attorno ai 70 euro per megawattora, a fine anno è schizzato a quota 281,2 euro – riassume l’associazione – Ancor più marcato l’incremento di prezzo registrato dal gas. Se a maggio il costo era di 25,4 euro per megawattora, sette mesi dopo è salito a 113,3 euro. Va comunque segnalato che non tutti hanno subito questi rincari stellari. Le aziende che prima dell’estate possedevano un contratto con il proprio fornitore a tariffa fissa, ad esempio, si sono salvate. Per contro, coloro che avevano in essere un contratto a tariffa variabile non hanno avuto scampo – conclude la CGIA – gli aumenti di costo hanno messo a dura prova gli equilibri di bilancio”.

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