La difficile congiuntura economica si sta ripercuotendo sulle tasche dei consumatori senza risparmiare i beni di prima necessità come il pane che ha raggiunto quotazioni astronomiche. In Italia un chilo di grano tenero costa 32 centesimi ma la stessa quantità di pane vale 3,2 Euro, dieci volte tanto. Una situazione potenzialmente esplosiva con i future dei listini del Chicago Bord of Trade (CBOT) ai massimi livelli. Coldiretti si è schierata con i consumatori e ha divulgato dati allarmanti.
Una tale lievitazione dei costi ha varie cause, come dimostrano le differenze tra zona e zona all’interno del paese: se a Roma una pagnotta di un chilo costa 2,65 Euro, a Palermo siamo a 3,07 mentre a Milano si sale a 4,25, secondo i dati dell’Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo economico riferiti a settembre 2021. Il prezzo del pane sugli scaffali non è mai diminuito nonostante la variabilità delle quotazioni del grano, una situazione analoga a quanto accade con il petrolio e la benzina.
Quali sono i motivi di quest’aumento così marcato? Innanzitutto la crescente fetta del grano importato dall’estero che ormai ha raggiunto il 64%, provocando un calo delle coltivazioni in Italia da 543mila a 500mila ettari negli ultimi 4 anni. Quest’anno la produzione è calata in molti paesi a causa del clima impazzito: in Russia e Ucraina innanzitutto, in Francia e Germania per le piogge durante la spigatura, negli USA e in Canada per la siccità in primavera. Se a questo si aggiungono scorte mondiali basse e una domanda di farina in crescita, ecco spiegati i prezzi.
Intanto gli agricoltori hanno visto raddoppiare i propri costi, dal gasolio alle spese per semina e concimatura. Coldiretti ha la propria ricetta per far fronte alla situazione: creare una filiera virtuosa tramite accordi, valorizzando un Made in Italy sostenibile e di qualità. “Si tratta di una necessità per ridurre la forte dipendenza dall’estero e poter garantire un prezzo equo ai consumatori”.