Da gennaio a settembre 2021, nelle Marche, ci sono state 11.929 denunce di infortuni sul lavoro, 872 in più sul 2020, per una crescita del 7,9 per cento. Aumenti maggiori si riscontrano in trasporti, edilizia e industria. Salgono sia gli infortuni in occasione di lavoro (+5,6 per cento), sia soprattutto quelli in itinere (+24,5 per cento). I dati arrivano dall’Inail e sono state elaborati dalla Cgil Marche.
Purtroppo sono stati già 25 gli infortuni con esito fatale, ma nel 2020 nei primi nove mesi se n’erano registrati di più, 38. Se guardiamo i dati dell’intero decennio, troviamo 400 morti sul lavoro e 220 mila infortuni denunc iati.
Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche, dice a questo proposito: “Alla Regione e in particolare agli assessori Saltamartini e Aguzzi chiediamo di battere un colpo visto che aspettiamo ormai da mesi un incontro per affrontare questa emergenza. Chiediamo loro di intervenire subito per garantire le risorse necessarie ad assicurare adeguati livelli di finanziamento e di organizzazione del sistema di prevenzione per colmare il divario con le altre regioni e soprattutto arginare il devastante fenomeno degli infortuni sul lavoro”.
Per questo, “vanno subito incrementati gli organici per incrementare i controlli: è inaccettabile che nelle Marche ci siano solo 56 tecnici della prevenzione a fronte di decine di migliaia di aziende e cantieri, a partire da quelli delle aree del sisma, in cui effettuare i controlli”.
Infine, “occorre poi procedere subito alla definizione del Piano mirato di Prevenzione e dei Piani di Prevenzione tematici (edilizia, agricoltura, patologie da sovraccarico biomeccanico, stress da lavoro correlato, cancerogeni occupazionali e tumori professionali), come previsto dal Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025. Urgente poi la convocazione del Comitato regionale di Coordinamento”.
Giuseppe Galli, segretario regionale di Cgil Marche, aggiunge: “Queste esigenze vengono confermate anche dall’andamento delle malattie professionali denunciate, in aumento del 41,9 per cento. È necessario agire sul fronte dell’organizzazione del lavoro anche contrastando la precarietà, la frantumazione del lavoro e la ricattabilità dei lavoratori”.