L’Ideal Standard chiude il suo ultimo stabilimento italiano: giù le serrande a Trichiana di Belluno. L’Ugl a difesa di cinquecento famiglie chiede all’azienda di ripensare alla propria posizione.

Ormai è diventato un gruppo internazionale e a quanto sembra senza nessuna dimostrazione di italianità: l’Ideal Standard ha ormai ha una sede principale in Belgio e produce dappertutto per Europa, Africa, Sud America. Ma non più in Italia, nonostante che l’azienda parta proprio dal Bel paese, o0ltre un secolo fa.
Adesso l’Ideal Standard ha annunciato oggi, nell’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico, la chiusura anche dello stabilimento di Trichiana, nella provincia di Belluno, ultimo sito in Italia. Un disimpegno, quello del gruppo industriale che produce ceramica, ormai totale sul territorio italiano che l’UGL Chimici ritiene inaccettabile: “La cessazione delle attività produttive nel sito veneto – sottolineano Enzo Valente delle Segreteria Nazionale Chimici ed il Segretario Regionale Veneto Chimici Alberto Pietropoli – è qualcosa che arriva da molto lontano. I tanti sacrifici che sono stati chiesti ai lavoratori in questi ultimi anni non sono serviti, a dimostrazione di una decisione che il gruppo industriale aveva già preso da tempo e che oggi, purtroppo, si concretizza”. Il sindacato chiede una presa di posizione forte da parte delle istituzioni affinché il sito possa continuare a mantenere la propria vocazione industriale e che non si disperda un patrimonio produttivo storico: “Chiediamo che l’Ideal Standard, qualora non ci fosse un ripensamento, permetta quantomeno una reindustrializzazione del sito e consenta ad eventuali imprenditori interessati a subentrare e produrre ceramica mettendo a disposizione anche lo storico marchio Dolomiti che riteniamo patrimonio del territorio. Per tale operazione abbiamo bisogno di più tempo e di conseguenza non possiamo permettere che si dichiari la cessazione produttiva e che si apra la procedura di mobilità. Chiediamo che già a partite dai prossimi incontri, quello regionale e quello nazionale, ci si arrivi con impegni concreti e che l’Ideal Standard non si presenti al tavolo con ultimatum. In ballo c’è il futuro di circa 500 famiglie e di un pezzo di storia del manifatturiero italiano”.

 

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