Lorenzo Righi, Società Excellence: “Lo champagne non è più solo per vip”

‘Champagne per brindare a un incontro…’. Oggi si può perché le bollicine francesi non sono più soltanto un prodotto per vip: “Si tratta di uno stereotipo” racconta Lorenzo Righi, direttore della Società Excellence, che traccia anche un bilancio del mercato che riguarda lo champagne in Italia.

“Dobbiamo fare un po’ di storia. Agli inizi del 2000 il mercato dello champagne era brillantissimo, fino al 2008 quando c’è stata la famosa crisi americana che si è riverberata in tutto il mondo, colpendo anche il lusso. All’epoca le bottiglie vendute erano dieci milioni. Questi numeri sono andati costantemente a calare fino al 2013, quando si erano praticamente dimezzati, 5,4 milioni di bottiglie importate in Italia. Dal 2013 al 2019 c’è stata una crescita molto solida fino ad arrivare a 8,3 milioni di bottiglie. Come sappiamo, è arrivata poi la pandemia che ha fatto crollare del 20 per cento la quota di mercato, portando il numero di bottiglie importate in Italia a 6,9 milioni. La perdita è stata meno pesante rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea. Nel 2021, a gennaio, abbiamo avuto una ripresa energica, siamo di nuovo a livelli elevati tanto che contiamo di chiudere quest’anno con 8 milioni di bottiglie importate, come nel 2019”.

L’Italia è il settimo Paese al mondo per numero di bottiglie di champagne importate, ma come valore è addirittura il quinto: “Perché da noi si bevono bollicine dal valore più elevato rispetto ad altri Paesi. Ed è il motivo per cui i francesi dedicano molto lavoro al nostro mercato”.

Lo champagne non ha rivali in Italia, neanche il Prosecco è un concorrente: “Non si può proprio fare un paragone. Il Prosecco arriva a 500 milioni di bottiglie prodotte, l’80 per cento per il mercato estero (dati del consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata Prosecco). E poi c’è una differenza di prezzo: quello medio alla distribuzione dello champagne è di 21 euro contro i 5 euro (come valore al consumo) del Prosecco. Difficilmente chi vuole lo champagne ci rinuncia per il Prosecco e viceversa”.

La bevanda francese ha un’incidenza importante sul mercato italiano: “Parliamo di 150-160 milioni di fatturato per wine-bar, enoteche e ristoranti (in Gdo, infatti, vengono distribuiti solo pochi marchi), dunque l’incidenza sul mercato della ristorazione, mescita e rivendita di vini, è molto importante”.

Dicevamo all’inizio che oggi lo champagne non seduce più soltanto i cosiddetti vip: “Negli ultimi anni il mercato di offerta dello champagne si è ampliato. Fino al 2010 avevamo 400 marche di produttori presenti sul mercato italiano (grandi maison classiche, ma anche cooperative e piccoli produttori), oggi siamo a 750 circa. E di conseguenza anche l’offerta commerciale è mutata: ci sono prodotti accessibili che permettono di avvicinare anche altre persone, non solo i vip. Wine bar e ristoranti di livello medio offrono anche champagne nei loro menu. L’Emilia Romagna, che ha grande tradizione di consumo di Bollicine, lo offre anche nei ristoranti più informali. Del resto, lo champagne ha grande versatilità negli abbinamenti. Naturalmente, esistono sempre le icone, che hanno posizionato nella parte altissima del mercato lo champagne, ma nei ristoranti ormai troviamo anche bottiglie con prezzi molto accessibili”.

Lo champagne è super partes, è un prodotto trasversale, si trova un po’ in tutta Italia: “Storicamente le grandi aree sono la zona emiliana – Modena , Reggio Emilia, Parma e Bologna – poi le province di Milano, Brescia e Bergamo; Roma, alcune aree del Sud come Bari. Solitamente è meno consumato in zone che sono grandissime produttrici di vini rossi e bianchi, vedi Chianti, Langhe, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia”.

Come detto all’inizio, ci sono poche marche di champagne nella Gdo: “Solo i brand più strutturati, in grado di sviluppare progetti “ad hoc” per la GDO, che ha precise necessità di tipo logistico e comunicativo. Solitamente poi in questi canali la vendita si concentra principalmente in pochi mesi, mentre nell’horeca è ben distribuita in tutto l’arco dell’anno”.

Righi commenta: “L’Italia, come già detto, è uno dei Paesi con prezzo medio più alto tra gli importatori di champagne. Abbiamo consumatori mediamente molto formati, i quali, pertanto, si avvicinano volentieri ai prodotti di più alta gamma: parliamo di millesimati, riserve e rosé, e cuvèe prestige. E questo alza sensibilmente il prezzo medio dei prodotti consumati sul mercato”.

Il direttore di Excellence commenta infine l’evento che si è concluso da poco, Modena Champagne Experience: “Abbiamo avuto un accesso di operatori superiore alle nostre aspettative. Questo ci ha confermato che il momento che sta vivendo lo champagne in Italia è di forte ripresa, come lo è il mercato in generale. Non dimentichiamo che questa è l’unica manifestazione in Italia organizzata da importatori di vino, che dunque fanno di tutto per coinvolgere i loro clienti, enoteche, gastronomie, manager di hotel, sommelier, rendendo pertanto unico ed innovativo il progetto, in quanto sono gli importatori stessi ad essere i principali fautori del successo della manifestazione”.

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