Assoviaggi: servono almeno altri 500 milioni di sostegni

“A seguito del continuo perdurare della pandemia, si presume che nel 2021 per il turismo organizzato si registreranno perdite ancora più ampie. Quindi i 32 milioni di sostegni arrivati dal governo non sono sufficienti per far ripartire o per lo meno mettere in sicurezza il settore”. A sostenerlo è il presidente di Assoviaggi, Gianni Rebecchi, che ha chiesto al governo di “rifinanziare il fondo dell’articolo 132 con nuove risorse. Servono presto, nella legge di bilancio, almeno altri 500 milioni”.

Il settore del turismo organizzato, ha ricordato Rebecchi durante la tavola rotonda “Le associazioni del turismo organizzato si incontrano per la ripartenza” al Ttg di Rimini, è quello che “ha subito il danno maggiore” dall’emergenza Covid-19. “Noi viviamo di mobilità di persone, che è stata fermata. Il nostro settore ha ancora bisogno di sostegni per poter ripartire. Una luce in fondo al tunnel si vede, ma sono necessari altri sostegni”. Inoltre “servono iniziative e incentivi fiscali, compensazioni sugli investimenti e agevolazioni simili a quelle introdotte a luglio 2021 come il credito d’imposta e il credito su investimenti tecnologici”.

Il presidente di Assoviaggi ha poi chiesto un’altra moratoria “per sterilizzare i rapporti tra imprese e banche oltre a quella che terminerà a fine anno. “Nel 2020 il nostro settore si è indebitato maggiormente, quindi senza proroga della moratoria diventa difficile tornare a pagare quanto pattuito senza contare al rating bancario che si determinerà”.

“Ci rivolgiamo al ministero del Turismo e a quello dello Sviluppo economico, gli organi che per competenza si devono occupare di una crisi occupazionale e imprenditoriale come questa” ha aggiunto Rebecchi, accusando l’esecutivo di “continuare a vederci come videoteche in tempo di Netflix, destinate a scomparire”. “Non è così – ha concluso il presidente di Assoviaggi – siamo un comparto che valeva otto volte la nostra compagnia di bandiera per la quale sono state messe in campo misure urgenti ed immediate. Rischiamo di perdere quasi 40 mila posti di lavoro. Se non è un’urgenza questa, mi chiedo come possa la politica essere sorda a un richiamo di questo tipo”.

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