«Con l’apertura delle frontiere e la globalizzazione dei mercati, diversi imprenditori del settore dell’arredamento hanno spostato le loro produzioni all’estero, in particolare nell’est Europa per far fronte a un periodo di sofferenza e per cercare di rilanciare la propria attività».
Il fenomeno complesso del trasferimento della produzione e dei servizi all’estero da parte delle imprese sta diventando un problema sempre più pressante per l’economia del nostro Paese. Il settore degli arredi non fa eccezione: Alessandro Mamerti, titolare di Mobili Brianza, ancora una volta scende in campo per la difesa di tutta la categoria dei medi e piccoli imprenditori che credono ancora nel valore dell’artigianalità. Con il mobilificio di famiglia, che vanta 40 anni di presenza sul mercato nella Capitale, la famiglia Mamerti è un punto di riferimento affidabile per chi desidera arredare casa con soluzioni su misura e mobili di qualità.
«Delocalizzare la produzione della propria azienda, in parte o totalmente, per molti piccoli e medi imprenditori del settore arredi è spesso una strada praticata perché all’estero c’è l’opportunità di usufruire di benefit che qui in Italia non riceviamo. Parlo, ad esempio, del credito che in alcuni paesi viene erogato più facilmente o di una tassazione più leggera o un sistema fiscale meno farraginoso del nostro. Ma le conseguenze di una decisione così drastica finiscono per depauperare quelle capacità artigianali che tutto il mondo ci invidia. Portando tutto il proprio know-how all’estero, la piccola e media impresa trasferisce oltrefrontiera le capacità produttive, artigianali, l’esperienza e la voglia di fare delle proprie maestranze. Tutto questo si traduce in un aumento della concorrenza per le nostre aziende e in un impoverimento di tradizioni, storia e competenze che tutto il mondo ci invidia».
Tuttavia alcune soluzioni sarebbero percorribili: «Da noi – spiega – mentre le multinazionali ricevono importanti sovvenzioni statali, le piccole e medie imprese fanno fatica ad avviare la propria attività anche per mancanza di sostegni economici ad hoc. Auspico un aiuto da parte dello Stato sotto forma di minore pressione fiscale, di snellimento della burocrazia e dei suoi costi, di un abbassamento delle spese di avvio attività. Troppo spesso elementi che fanno desistere il potenziale imprenditore».
Comprare italiano è solo la punta dell’iceberg per aiutare il comparto dell’arredo, ecco l’esortazione di Mamerti: «Non facciamo fuggire gli imprenditori, perché sono loro che garantiscono i posti di lavoro, cerchiamo di far fronte a tutte le speculazioni sulle materie prime, aiutiamo le imprese a sostenere i costi del lavoro per favorire ulteriormente le assunzioni e nel contempo insegniamo alle nuove leve i mestieri, magari affiancando i giovani a chi, prima di andare in pensione, può trasmettere loro i segreti del mestiere. Sono dell’idea che in questo modo non solo si possa aiutare il comparto, ma si dissuada l’imprenditore a guardare fuori dai nostri confini».
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