Fiom di Terni: 1.650 iscritti, ma il covid ha inciso

“Mettersi in discussione, affrontare limiti e problemi, per rafforzare l’organizzazione e di conseguenza le lavoratrici e lavoratori che vogliamo rappresentare”: nelle parole di Alessandro Rampiconi, segretario generale della Fiom di Terni, c’è il senso dell’assemblea organizzativa del sindacato delle tute blu Cgil che si è svolta oggi, giovedì 30 ottobre, presso l’hotel Michelangelo, uno dei primi appuntamenti “completamente in presenza” che il sindacato dei metalmeccanici ternani può tornare a svolgere dopo la fase più critica della pandemia.

Con i suoi 1650 iscritti su circa 7000 lavoratori metalmeccanici attivi nella provincia di Terni, la Fiom è una realtà solida e importante, che ha però subito, come tutto il sindacato, gli effetti pesanti dell’emergenza Covid. “È mancata in questi mesi la linfa vitale che è rappresentata dal rapporto diretto con i lavoratori – ha osservato nella sua relazione il segretario Rampiconi – Devo dire però che il lavoro svolto dai delegati durante la pandemia è stato straordinario: non solo le lotte per rendere i posti di lavoro sicuri e agibili, ma soprattutto il collegamento, appunto, con i lavoratori che andavano a lavorare con una paura in più, quella di contagiarsi. Dove abbiamo costruito i comitati Covid previsti dal protocollo nazionale abbiamo portato a casa importanti accordi e impegni che non erano affatto scontati”.

Tanti i temi affrontati nella discussione assembleare, sul tracciato delle 11 schede predisposte dalla Cgil nazionale nel percorso della Conferenza d’organizzazione che attraverserà tutte le categorie e poi la confederazione: dal tesseramento, alla struttura organizzativa, dal rafforzamento di tutele e diritti al tema dell’alfabetizzazione digitale, e ancora democrazia e partecipazione, contrattazione inclusiva, centralità delle Camere del Lavoro e sindacato di strada.

Su quest’ultimo punto in particolare si è soffermato Rampiconi sottolineando l’importanza di “avere tenuto le Camere del Lavoro sempre aperte durante la pandemia, per dare risposte ai bisogni di quei lavoratori che non si sono mai fermati”. E l’idea di Camere del Lavoro sempre aperte – con un “ecosistema” di servizi a 360 gradi, da affiancare all’azione dentro i luoghi di lavoro, anche con la reintroduzione (a partire da Ast) del “delegato sociale”, in grado di accompagnare il lavoro nei suoi bisogni anche esterni all’ambito lavorativo – è il percorso che la Fiom di Terni intende seguire.

Poi, c’è il grande tema degli appalti: “Dobbiamo chiudere il supermercato dei contratti che si è allargato sempre di più dove spesso le aziende in appalto cambiano i Ccnl come fossero figurine a seconda della convenienza – ha rimarcato Rampiconi – Penso che questa sia una discussione che dovremo affrontare a tutti i livelli della nostra organizzazione”. Infine, un impegno sulla rappresentanza femminile: “Abbiamo solo il 4% di donne iscritte, ma nella categoria il genere femminile rappresenta il 10% – ha concluso il segretario Fiom – e questo è sicuramente un nodo su cui lavorare con grande determinazione”.

“Tutti parlano di ripresa economica e di segnali molto positivi – ha osservato nel suo intervento Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni – ma questa ripresa, che tutti auspichiamo robusta e duratura, andrà strutturata. Ad esempio – ha aggiunto – bisogna considerare che da qui a fine anno arriverà l’effetto dello sblocco dei licenziamenti e i segnali che vediamo dal nostro osservatorio, nei posti di lavoro e nella società, non sono sempre incoraggianti”. Da qui l’esigenza di “contrattare” nei prossimi mesi l’utilizzo delle ingenti risorse economiche che il Pnrr metterà a disposizione. “Dobbiamo avere ben chiaro che quelle risorse non arrivano da Marte, ma le mettiamo tutti e tutte noi, sono risorse pubbliche che faranno debito per ogni cittadino – ha chiosato il segretario generale della Cgil Umbria, Vincenzo Sgalla – E allora in quale direzione dovranno andare quei 225 miliardi? Noi pensiamo, come ha detto Maurizio Landini, che debbano andare a creare lavoro, di qualità, con diritti e salario, rompendo lo schema della precarizzazione e prendendo la strada della sostenibilità, che non è solo ambientale, ma anche sociale”.

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