La richiesta è di inserire il vino tra le materie di studio degli istituti alberghieri e turistici. A farla è l’Associazione nazionale Le Donne del Vino, a Firenze, in occasione degli eventi di preparazione al G20 dell’Agricoltura.
“Nella logica dei grandi progetti europei come il Farm to Fork e la Next generation, crediamo nel vino come acceleratore di cambiamento sostenibile e accorciatore della distanza fra città e campagna»” dice la presidente Donatella Cinelli Colombini.
Le Donne del Vino saranno responsabili della sperimentazione in tre regioni pilota, Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia. Saranno uno o due istituti per regione a provare questa nuova materia nel piano di studi, già in questo anno scolastico. La sperimentazione, dal 2022-2023, andrà a coprire tutto il Paese. Il Progetto D-Vino è coordinato da tre associate: Roberta Uso per la Sicilia, Antonietta Mazzeo per l’Emilia Romagna e Roberta Lanero per il Piemonte.
“Facciamo un appello alle associazioni di sommelier, assaggiatori, diplomati WSET, dottori in scienze gastronomiche perché preparino i docenti necessari a insegnare a centinaia di classi in ogni regione italiana” aggiunge Cinelli Colombini.
La sperimentazione avrà durata biennale, al termine della quale le 950 Donne del Vino vogliono rimanere nel progetto formativo soltanto come destinataria delle viste didattiche.
Va detto che alcuni presidi hanno già attivato corsi sul vino nelle Scuole alberghiere, non così negli Istituti turistici. Il vino, ricorda l’Associazione, costituisce un terzo dei ricavi dei ristoranti, per i viaggiatori stranieri in Italia l’enogastronomia è la prima attrattiva. Il 62 per cento dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta di questo tipo. Ci sono 10 mila cantine che possono fare wine hospitality e sono alla costante ricerca di personale e 20 mila imprese del vino aperte al pubblico.
L’insegnamento, nell’intento delle Donne del Vino, ha come obiettivo anche favorire il consumo responsabile di alcol tra i giovani. Vuole creare degli ambasciatori dell’enologia che possano influenzare i coetanei in una logica di peer education.