L’Italia è leader mondiale nei consumi di olio extravergine di oliva, ma un italiano su due non riconosce un prodotto di qualità. La produzione si è assestata sulle 500 mila tonnellate, come fa sapere Unaprol su dati Ismea elaborati dal proprio uffici studi, durante la prima sessione di incontri di Evootrends, evento dedicato alla filiera dell’olio e in corso di svolgimento a Roma.
Il consumo medio pro capite di olio d’oliva è sui 7,5 chili, ma gli italiani non hanno in mano tutti gli strumenti per capire e scegliere il miglior prodotto per caratteristiche chimiche e organolettiche. Secondo Unaprol, i nostri connazionali utilizzano il 2,3 per cento del budget di spesa per l’olio extravergine d’oliva, acquistando spesso in modo diretto presso frantoi, cooperative e olivicoltori (30 per cento).
“Abbiamo la necessità di lavorare all’educazione al consumo di oli extravergine d’oliva di qualità per valorizzare in questo modo l’impegno ed il lavoro dei produttori italiani – spiega il presidente di Unaprol, David Granieri – Per questo motivo, insieme a Campagna Amica e Fondazione Evoo School, stiamo cercando di formare, attraverso diversi eventi dedicati, consumatori più attenti e consapevoli”.
“Amaro e piccante, due caratteristiche positive degli oli, non possono essere scambiati per difetti, così come è necessario pretendere al tavolo di un ristorante che l’olio abbia la sua dignità e non venga servito in una oliera che ne distrugge le caratteristiche organolettiche e salutistiche e mortifica i produttori di qualità– continua Granieri – Chi impara a conoscere e a distinguere un olio extravergine d’oliva italiano di qualità non torna più indietro e non si lascia più tentare dalle offerte civetta che danneggiano il mercato”.