L’olio d’oliva italiano piace in Svizzera, continua infatti a crescere l’importazione. Nel 2020, nella Confederazione elvetica, sono arrivate complessivamente 19.090 tonnellate di olio, il 25 per cento in più del 2019; l’Italia è stata il fornitore principale (50 per cento del totale), poi la Spagna (un terzo del totale) e la Grecia (10 per cento). Nel 2000 l’import era di appena 7.487 tonnellate, secondo i dati pubblicati dall’Amministrazione federale delle dogane.
Il costo è rimasto sostanzialmente costante: 6,30 franchi al chilo per l’Italia, 3,60 per la Spagna e 6.10 per la Grescia. Tra gli olii vegetali, resta uno dei prodotti più costosi; gli altri mediamente costano tra 0,90 e 1,90 franchi al chilo. In termini di valore, l’olio d’oliva è il principale olio importato in Svizzera, per 101,5 milioni di franchi lo scorso anno. In termini quantitativi, invece, prevale quello di girasole: 44.970 tonnellate a 1,30 franchi al chilo.
La Svizzera, pur essendo un piccolo Paese, è tra i clienti più importanti dell’Italia: è infatti il settimo esportatore d’olio d’oliva italiano, davanti a Stati come la Cina, l’India e la Russia. Incide, sicuramente, anche la vicinanza geografica. La stessa Italia non è completamente sufficiente, importa parte dell’olio consumato. Il primo Paese fornitore è la Spagna con 441,5 tonnellate, poi ecco la Grecia (74,5) e la Tunisia (47).
Pure la Svizzera ha alcuni oliveti grazie agli inverni sempre meno freddi e all’Associazione Gli Amici dell’Olivo. In Ticino, c’è un vero e proprio sentiero dell’olivo, e qui si trova anche il frantoio più grande a nord dell’Europa, a un’altitudine di 620 metri sopra al livello del mare.