Si può fissare in 200 miliardi il danno causato dalle chiusure per covid ai danni degli autonomi e delle partite Iva. La conferma arriva da Eugenio Filograna, presidente del Movimento Autonomi e Partite Iva: “E’ il danno reale accumulato, anche se qualcosina era stato fatto. Ma è il Governo Draghi che, avendo qualcosa in più a disposizione, è riuscito a stanziare di più. Se il Conte 1 e il Conte 2 avevano destinato alle partite Iva dai 7 ai 10 miliardi, a fronte di 200 miliardi di danni, con Draghi siamo saliti a 40, ma solo 15 per i danni pregressi, gli altri per riduzione della tassazione successiva”. In questo modo, “Su un milione di imprese che dovrebbero chiudere, il 20-30 per cento riuscirà a salvarsi. Sui 200 miliardi di danni, 25-30 sono quelli che arrivano direttamente alle imprese, ma gli altri debiti non saranno mai pagati e creeranno il fallimento o la chiusura di chi non ha i mezzi”.
Aggiunge Filograna: “Siamo a 700-800 mila imprese o aziende o partite Iva che cesseranno l’attività definitivamente, lasciando a casa dai 2 ai 6 milioni di persone da qui alla stagione primaverile dell’anno prossimo. Sono previsioni, ma non ci siamo mai sbagliati su queste cose. Più di 500 mila hanno già cessato l’attività, il che significa che nei prossimi mesi un milione – un milione e mezzo di persone saranno licenziate nei prossimi mesi. E in questo momento, con le elezioni vicine, questi argomenti gravi vengono tutti rinviati”. Precisa ancora il numero uno del Movimento: “Ora, con qualche soldo in più che arriverà, il Governo permetterà alle medie e piccole imprese di di ricorrere alla cassa integrazione o a forme agevolative speciali che permettono di non licenziare, ma queste misure non verranno applicate per le partite Iva. Questa non è naturalmente una soluzione, ma un palliativo e il vero problema lo osserveremo da novembre, dopo le amministrative”.
Il Movimento Autonomi e Partite Iva aveva proposto qualche settimana fa di creare assessorati negli enti locali che si occupassero di questo settore e qualcosa si è mosso: “Nel milanese, a Cinisello Balsamo, abbiamo trovato la collaborazione del Sindaco che si è preso anche il ruolo di assessore alle Partite Iva. Qui stiamo lavorando per il primo sportello nazionale dedicato. L’assessore ha il compito di fare provvedimenti, lo sportello sarà formativo e informativo. Prima farà un censimento delle attività locali, poi una valutazione quali-quantitativa, quindi un compendio di norme e si vedrà cosa migliorare. Siamo più avanti rispetto al Governo che ha rinviato una cosa simile al 2024. Altro Comune che ci ha dato una mano è Gallipoli, in Puglia: il sindaco uscente, che si è ricandidato, ci ha promesso che in caso di elezione creerà lo stesso assessorato e ci sarà anche qui uno sportello a noi dedicato. Noi abbiamo la nostra lista e sosterremo il Sindaco. Queste due situazioni fanno capire come siamo ben visti un po’ dappertutto. Del resto, se scomparisse questo macro settore – in Italia ci sono circa 4,7 milioni di partite Iva – scomparirebbe l’economia dell’Italia, basata sulla piccola iniziativa”.
Filograna parla delle iniziative proposte dal Movimento: “Noi chiediamo che autonomi e partite Iva, fino a 100 mila euro, non debbano pagare tasse e contributi, esclusa l’Iva. Da 100 mila a 350 mila euro, debbano pagare solo il 2 per cento, che comprenda contributi e tasse dirette. Oltre i 350 mila, chiediamo una flat tax del 20 per cento sull’imponibile di tutte le attività autonome e partite Iva. È indispensabile, non alternativamente, ma in modo complementare, fare cassa con un condono equitativo supportato dalla ristrutturazione del credito inesigibile del falso in bilancio dello Stato. Noi proponiamo una cessione del credito di mille miliardi in tranche da mille euro per i cittadini che vogliano investire. Si rilancerebbe l’economia, non si litigherebbe tra chi paga le tasse e chi no, lo Stato potrebbe fare investimenti a lungo termine. In pochi mesi, l’Erario incasserebbe 300 miliardi, in 10-15 anni altri 250. Se ci ascoltassero, avremmo le formule per ottenere ciò che chiediamo, ma anche per migliorare l’economia nazionale, facendo ripartire la libera iniziativa. Chiunque acquisterebbe un titolo di Stato pagando il 30 per cento, ma sapendo di incassa il 70-80 per cento”.
Filograna parla molto male dell’ipotesi del Redditometro: “Una cosa che non sta né in cielo né in terra, in un momento di crisi così eclatante in cui tutti stanno soffrendo. Si crea confusione all’interno di un periodo disastroso, con il rischio di tensioni sociali. Serve più serenità, non lotte di classe”. Altro punto critico sono i 9 miliardi di sostegni non ancora pervenuti per lentezze burocratiche: “Mancano i decreti attuativi, circa 600, ne sono stati fatti una trentina. Del resto, sono tutti in vacanza, prima lavoravano da casa, è una fatica troppo grande fare i decreti. Come al solito, i diritti sono tanti, i doveri pochi”.
Sono alle viste iniziative: “Abbiamo chiesto un incontro al ministro dello Sviluppo economico Giorgetti perché è uscito un decreto che prevede che le micro tv private debbano pagare una cifra enorme per poter andare in onda. Somma da dare non allo Stato, ma alla Rai e a Mediaset. Crea un danno immediato a centinaia e migliaia di micro attività che danno lavoro, seppure precario. Stiamo chiedendo ripetutamente un incontro, se non otterremo risposta scenderemo in piazza, a Roma, per fine agosto – inizio settembre. Noi non siamo violenti, ma potremmo non essere in grado di controllare chi è esasperato”. Infine, ci sarà il congresso nazionale: “Probabilmente prima delle amministrative del 3 ottobre. Abbiamo centinaia di migliaia di persone che ci seguono in tutta Italia e rappresentanti in tutte le regioni”.