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Agroalimentare Puglia: +14,4% per i prodotti con il termine ‘Puglia’ in etichetta Lo fa sapere Coldiretti Puglia, sulla base dello studio dell'Osservatorio Immagino 2021 condotto da GS1 e Nielsen

di Alessandro Pignatelli
25/06/2021
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Crescono del 14,4% le vendite dei prodotti agroalimentari con il termine ‘Puglia’ in etichetta, un successo frutto della battaglie condotte sul fronte della garanzia della tracciabilità, dell’origine e della sicurezza alimentare e grazie alla svolta green e salutista dei consumatori con l’emergenza Covid. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dello studio dell’Osservatorio Immagino 2021 condotto da GS1 e Nielsen che parla delle crescita importante e dell’affermazione dell’italianità a cui hanno contribuito i vini IGP, la pasta di semola, le mozzarelle, le ciliegie e le passate di pomodoro che hanno tirato la volata delle vendite proprio perché made in Puglia.

“La Puglia, regione che vanta numerosi primati produttivi nell’agroalimentare, ha dovuto imparare a difendersi dagli agropirati con l’indicazione obbligatoria dell’origine del prodotto in etichetta e il brand ‘Puglia’ ha acquistato spazio e autorevolezza negli anni, con i consumatori sempre più attenti all’etichetta e all’acquisto consapevole di cibo prodotto in Puglia”, spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

La Puglia si aggiudica uno dei migliori tassi di crescita delle vendite del 2020, con i prodotti più rappresentativi ci sono vino, taralli, mozzarelle e burrate, ceci e pasta di semola – riferisce Coldiretti Puglia – mentre quelli che hanno contribuito di più all’aumento delle vendite sono stati vini, mozzarelle e burrate e una presenza importante nel carrello della spesa dei consumatori di Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta.

Altro segmento in forte espansione nell’area del lifestyle è quello del “veggie” e ‘free form’, con un aumento dell’11% dei prodotti in vendita– afferma Coldiretti Puglia – e i prodotti biologici, con la spinta salutista determinata dalla lunga emergenza epidemiologica causata dal Covid che ha fatto crescere del 4% i consumi di prodotti biologici acquistati dai consumatori. La Puglia è la seconda regione più bio d’Italia, con 266mila ettari coltivati e 9380 operatori, una incidenza del 20% delle superfici biologiche sul totale, dove – aggiunge Coldiretti Puglia – sono aumentati nel 2020 i consumi familiari di alimenti biologici.

“Grazie alla ricerca il settore biologico può diventare un formidabile strumento di valorizzazione e un bacino di approvvigionamento – insiste il presidente Muraglia – di prodotti di alta qualità e un valore aggiunto per gli enti pubblici sensibili alla corretta alimentazione di adulti e bambini. E’ necessario al contempo che tutti i prodotti che entrano nei confini regionali, nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri a tutela della sicurezza dei consumatori, perché dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci deve essere la garanzia di un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore”.

A preoccupare è infatti l’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, con 2,8 milioni di tonnellate di prodotto bio arrivate nell’Unione Europea nel 2020 con incrementi che vanno dal +33% per il riso al 40% per olio di oliva, dal 40% per i limoni al 51% per le arance. Una situazione che – insiste la Coldiretti – rende chiara l’urgenza di dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy, ma anche rafforzare i controlli sui cibi bio importati che non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli europei, fornendo una spinta al raggiungimento degli obiettivi della strategia Farm to Fork del New Green Deal che punta ad avere in futuro almeno 1 campo su 4 (25%) coltivato a bio in Italia.

In Puglia è cresciuta di un ulteriore 1% la superficie biologica e dell’1,1 i produttori e preparatori, dopo un processo di stabilizzazione e normalizzazione rispetto alla diffusione del metodo biologico registrato negli ultimi anni, mentre continua l’aumento tendenziale dei consumi, delle ditte di trasformazione e dei servizi connessi alla filiera dell’agricoltura biologica come agriturismi, mense bio, ristoranti e operatori certificati.

La grande richiesta dei consumatori di cibo biologico ha portato alla realizzazione nei Mercati di Campagna Amica di spazi destinati alle produzioni agroalimentari biologiche, oltre alle Botteghe Italiane completamente bio e numerosi agriturismi di Campagna Amica che hanno impostato la ristorazione proprio sulle produzioni aziendali bio.

“Altro punto centrale del nostro progetto sul biologico – continua il presidente Muraglia – è l’attenzione alla sicurezza alimentare nei servizi di ristorazione collettiva, divenuto un preciso dovere degli enti locali (Comuni, Province e Regioni)”.

Le pratiche bio interessano tutti i comparti agricoli: olivo (29%), cereali (23%), vite (6%), ortaggi (6%), dove anche rispetto al segmento dell’acquacoltura biologica 3 impianti sono pugliesi, aggiunge Coldiretti Puglia.

La continua richiesta di prodotti freschi e di stagione stimola l’imprenditore biologico a ricercare ulteriori forme di contatto commerciale con il consumatore. I timori dei consumatori, innescati dal Covid e soprattutto dagli scandali alimentari, si sono tradotti – conclude Coldiretti Puglia – in una domanda crescente di garanzie di qualità che il cibo Made in Italy può offrire.

Tags: AgroalimentareCDENEWSEtichettaPuglia
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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