E’ un passo importante quello compiuto dai Carabinieri di San Severo Insieme all’Ispettorato sul lavoro: sette arresti tra Foggia e Campobasso, che operavano in una situazione di “caporalato”. “L’operazione Schermo, che ha portato agli arresti di 7 persone nelle province di Foggia e Campobasso grazie al lavoro dei Carabinieri di San Severo e dell’Ispettorato locale, ha mostrato ancora una volta che i ghetti rappresentano una fonte di reclutamento per i circuiti del caporalato: vanno chiusi, e ai lavoratori vanno garantiti contratti, alloggi e trasporti dignitosi, come previsto anche dal Piano Triennale”.
Lo afferma il Segretario Generale della Fai Cisl nazionale Onofrio Rota commentando gli arresti avvenuti oggi per caporalato nel foggiano.
“Il caporalato – aggiunge Rota – si struttura quasi sempre attraverso società ‘chiavi in mano’, capaci di sostituirsi totalmente ai circuiti legali del mercato del lavoro e praticando intermediazione illecita; anche in questo caso, gli arrestati si occupavano dell’assunzione dei braccianti, reclutati soprattutto nei ghetti di Rignano e Borgo Mezzanone, con 150 lavoratori sfruttati, privati della pausa pranzo, dei contributi e di qualsiasi dispositivo per la salute e la sicurezza. La riconversione del vicino CARA, da sempre promossa dalla Fai e dalla Cisl della Capitanata, e sulla quale è stato recentemente siglato il protocollo, rimane uno degli strumenti principali per evitare alle persone di vivere in condizioni inaccettabili nelle baraccopoli. Intanto – conclude il sindacalista – prosegue la nostra assistenza sul territorio, assieme all’Anolf, per garantire a queste persone informazioni e tutele, ma al contempo è la politica nazionale che deve tornare ad affrontare il tema del caporalato sbloccando i finanziamenti e le azioni previsti dal Piano Triennale: soltanto così i progetti locali possono ottenere una realizzazione partecipata, trasparente e veramente efficace”.