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La Confindustria Abruzzese chiede aiuto per le piccole e medie imprese della regione. “Adoperiamo anche i fondi di sviluppo e coesione”.

di Marcello Guerrieri
29/05/2021
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Hanno cercato di contenere ka crisi, la pandemia, lo scoramento: per le Pmi abruzzesi è ora tempo di sostegni, di tutti quelli che è possibile attivare urgentemente. “Le PMI hanno cercato di avere fiducia e resistere: oggi con la capacità di ripresa del sistema imprenditoriale mettiamo a disposizione le nostre energie per rilanciare il Paese. Per fare questo vogliamo lavorare insieme alle parti sociali e alle istituzioni competenti. Purtroppo, soffriamo di endemica sottocapitalizzazione delle PMI: dobbiamo utilizzare al massimo le risorse del PNRR e dei Fondi di Sviluppo e Coesione per riemergere e rafforzare le imprese, rendendole più resilienti per affrontare ogni futura crisi, tutelando economia e occupazione”.

Così Giuseppe Ranalli, Presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Abruzzo, al termine della presentazione odierna del Rapporto Regionale PMI 2021, realizzato da Confindustria e Cerved, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che analizza le performance economico-finanziarie delle circa 160 mila società di capitale italiane che – impiegando tra 10 e 249 addetti e con un giro d’affari compreso tra 2 e 50 milioni di euro – rientrano nella definizione europea di PMI.

Per Alessandro Addari, Presidente Piccola Industria Confindustria Chieti Pescara: “Dal rapporto leggiamo che l’emergenza sanitaria ha avuto conseguenze fortemente diversificate, colpendo in misura particolare i settori più interessati dai lockdown ed esposti alle misure di contenimento come, ad esempio, la ristorazione, il turismo, gli alberghi, i trasporti, l’ingrosso e il dettaglio non alimentare e il sistema moda. Mentre ha inciso in misura meno significativa su altri comparti o addirittura stimolandone positivamente alcuni, come la filiera farmaceutica, il commercio online e l’industria agroalimentare, inoltre, dal dialogo con i nostri associati emerge che l’asimmetria ha riguardato anche i singoli settori, ad esempio nell’ambito agroalimentare le aziende distribuite principalmente nei canali HO.RE.CA. (Hotel, Ristorazione, Bar), in Italia e all’estero hanno subito un impatto maggiore rispetto a quelle presenti nella GDO e nei canali di commercio elettronico. Nonostante la gravità della crisi e questa asimmetria, il sistema delle PMI sembra aver sostanzialmente tenuto, anche grazie alle misure emergenziali. In questo quadro alcune proposte diventano particolarmente significative per noi: la proroga automatica della moratoria di legge per le PMI; la conferma dell’intervento rafforzato del Fondo di Garanzia per le PMI e della ‘Garanzia Italia’ di SACE; l’allungamento dei tempi di restituzione del rimborso dei debiti di emergenza del 2020 dai 6 anni, attualmente previsti, fino a 15 anni. E naturalmente continuare a investire in competenze e formazione, perché sono le persone che fanno il successo delle nostre imprese.”
In base alle stime, un numero molto consistente di PMI (28 mila, pari al 17,9%) ha subito nel 2020 un calo dei ricavi superiore al 20% (il 17,7% considerando la distribuzione del fatturato). Un terzo delle società analizzate (53 mila) ha fatto registrare un calo dei ricavi più basso, ma comunque significativo (tra -10% e -20%). Circa 63 mila PMI hanno contratto le vendite con tassi a una cifra e solo per le restanti 14 mila società (9,0%) si stima un fatturato in crescita o sui livelli del 2019.
Il Centro risulta l’area geografica con la quota maggiore di imprese operanti nei settori più colpiti dal Covid (23,1% in termini di numerosità e il 24,0% in termini di fatturato). La probabile uscita dal mercato di un numero rilevante di imprese e il ridimensionamento del giro d’affari di molte altre, avranno inevitabili ripercussioni anche sul livello degli investimenti. Secondo le stime, infatti, le società italiane potrebbero perdere, a causa del Covid, 43 miliardi di euro di capitale nel biennio 2020-2021 (-4,8% rispetto ai circa 900 miliardi complessivi di fine 2019).

Prosegue il Presidente Ranalli: “In Abruzzo sono circa 1.200 le Piccole e Medie Imprese rappresentate dal sistema Confindustriale. Le nostre PMI hanno quindi un ruolo centrale per il benessere, la tenuta sociale e lo sviluppo sostenibile del territorio.
Purtroppo, i dati del rapporto diffuso oggi sono preoccupanti: l’Abruzzo ha registrato una riduzione di organico nel 2020 del -9% sul 2019, contro la media italiana del -8,20%, con una perdita occupazionale nel settore privato per il 2020 di 29.380 addetti. La strategia nazionale per le PMI finora ha previsto principalmente misure “emergenziali” di breve periodo e di sostegno indiretto alle imprese provocando, in particolare per le PMI, effetti evidenti sulla loro struttura finanziaria, con un incremento dell’esposizione debitoria e una conseguente riduzione della loro capacità di investimento. Ora è necessario proseguire su basi diverse le politiche di sostegno alle imprese, con misure che affianchino quelle a sostegno della liquidità, al fine di favorire la crescita dimensionale delle imprese e il riequilibrio della loro struttura finanziaria. Chiediamo di impostare azioni e strumenti per aiutare le PMI ad intraprendere un sentiero di innovazione e di crescita. Gli spazi e le risorse finanziarie per sostenere una policy dedicata alla ripresa e alla resilienza delle PMI sono ampiamente reperibili anche oltre PNRR, in particolare nella politica di coesione, europea e nazionale, da avviare proprio nel corso del 2021”.

Tags: AbruzzoAddariConfindustriaRanalli
Marcello Guerrieri

Marcello Guerrieri

Esercita la professione di giornalista da oltre trent’anni: ha esordito con la cronaca locale per la redazione ternana de il Messaggero, per la quale ha anche curato, per un lungo periodo, pure gli aspetti sindacali ed economici delle aziende della provincia di Terni. Collabora tuttora col giornale romano. Ha seguito sin dall’inizio, l’evoluzione dei nuovi media, curando numerosi siti come quello di “Terninrete”

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