Prezzi della materie prime alle stelle a causa di una bolla speculativa ed effetti negativi sui materiali necessari alla riqualificazione del patrimonio immobiliare, generata dal Superbonus 110 per cento. La denuncia arriva da Cna Costruzioni Abruzzo, dopo un’indagine condotta dal Centro studi nazionale della Confederazione degli artigiani, a cui hanno partecipato un campione significativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera composta dai settori dell’installazione di impianti, edilizia e serramenti.
“Siamo in presenza di una sorta di Spada di Damocle – osserva il presidente regionale Aurelio Malvone illustrando i risultati dell’indagine – che potrebbe ridurre la portata espansiva delle agevolazioni per un settore in crisi dal 2008, e che l’emergenza sanitaria ha finito solo per accentuare: un problema serissimo, visto che ben il il 57% delle imprese assicura che l’introduzione delle agevolazioni sta avendo un impatto positivo sulla propria attività, con picchi del 65,9% nei serramenti, del 56,3% dell’installazione e del 55,4% dell’edilizia. Motivo per cui abbiamo chiesto al Governo di vigilare su questa situazione”..
“Un effetto moltiplicatore – aggiunge il coordinatore regionale Silvio Calice – che si estende sulla organizzazione stessa delle imprese, che hanno visto crescere sia competenze che “catalogo”: il 33,7% ha infatti ampliato il ventaglio dell’offerta di lavori e servizi, adeguandola agli interventi sostenuti; il 27,8% ha assunto nuovo personale; il 23,3% sta sperimentando nuovi fornitori”.
La fiammata dei prezzi è però “da paura”, come sottolinea il Centro studi Cna. In un anno, gli aumenti principali hanno riguardato i metalli (+20,8%), con punte che superano il 50%; i materiali termoisolanti (+16%), con punte tra il 25% e il 50%; i materiali per gli impianti (+14,6%), con punte che vanno oltre il 25%; il legno (+14,3%). Crescono anche gli altri materiali (+9,4% delle malte e collanti, +11,3% dei laterizi. Poco sotto il 10% gli incrementi per impiantistica e serramenti. Malvone così sintetizza: “Siamo in presenza di una drastica riduzione dei margini di guadagno delle imprese, impotenti di fronte alla speculazione, ma pure messe nell’impossibilità di adeguare i contratti già sottoscritti, visto l’obbligo di legge che impone di dover giustificare i costi attraverso prezzari ufficiali; prezzari che però ancora non sono aggiornati rispetto agli aumenti che le imprese stanno subendo”.
Danni dunque per le imprese più piccole, che potrebbero rinunciare agli interventi per i margini bassi dei profitti, ma anche al sistema Italia, con mancata crescita dell’occupazione, dei consumi, del Pil e delle entrati fiscali.