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Settore del commercio: secondo Confcommercio circa 240mila imprese scomparse per la pandemia Da una ricerca condotta dall'Ufficio Studi di Confcommercio emerge come quest' anno nel settore del commercio non alimentare e dei servizi vi siano state 240mila imprese in meno

di Giulia Spalletta
22/02/2021
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Nel 2020 sono andati persi 160 miliardi di euro di Pil, 120 miliardi di consumi e il 10% di ore lavorate, questo si traduce in oltre 300mila imprese in meno nel settore del commercio non alimentare e dei servizi: circa 240mila sono scomparse esclusivamente a causa della pandemia. A queste si deve aggiungere anche la perdita di circa 200mila attività professionali. E’ quanto emerge da una ricerca condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio intitolata la Demografia d’impresa nelle città italiane.

La finalità di questa analisi, che l’Ufficio Studi dal 2015 porta avanti assieme al Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne, è quella di qualificare la demografia d’impresa guardando come gli aggregati si muovono nei centri storici (CS) rispetto al resto del comune (NCS), e focalizzando l’attenzione sulle medie città, cioè le più importanti salvo quelle talmente grandi da essere policentriche (Napoli, Milano e Roma). In particolare, oggetto dell’osservazione sono 120 città medio-grandi, cioè tutti i capoluoghi di provincia (ed ex capoluoghi) più 10 comuni di media dimensione. La disaggregazione riguarda 13 aree di attività economica: 9 del commercio fisso al dettaglio, cui si aggiungono il commercio ambulante, l’area dell’alloggio e quella della ristorazione, cioè bar e ristoranti; per completezza c’è anche la voce «altro commercio» che riguarda sostanzialmente le società che vendono online e porta a porta, i distributori automatici e le vendite per corrispondenza. L’analisi riguarda il periodo che va dal 2008 a giugno 2020, ma la presentazione è incentrata, prevalentemente, nel confronto 2012-2020.

“Sono necessari modelli di governance urbana che, con il contributo di chi nella città vive e lavora, guardino al medio-lungo termine e siano realmente capaci di dare risposte concrete all’economia reale e alla vita quotidiana dei cittadini e degli imprenditori italiani – si legge nel comunicato di Confcommercio. Si ritiene utile anche un aggiornamento post-Covid dell’Agenda urbana per rafforzare la resilienza delle città e delle loro economie, consentire una vita di relazioni in sicurezza, favorire l’innovazione e la digitalizzazione dei sistemi economici e valorizzare gli aspetti culturali e identitari in una nuova dimensione di “prossimità urbana”. A tal proposito, la Confederazione è impegnata affinché parte dell’ingente quantità di risorse mobilitate dall’Unione europea per affrontare la crisi sanitaria, attraverso l’iniziativa Next Generation EU 2021-2024 e il rafforzamento della Politica di Coesione 2021-2027, siano destinate a sostenere progettualità condivise di sviluppo urbano ed economico, definite dagli attori economici e sociali locali con le rispettive Amministrazioni di riferimento”.

Tags: CDENEWSConfcommercioLazio
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