Fabi Umbria commenta l’ordinanza regionale che ha trasformato in zona rossa 65 comuni della provincia di Perugia e sei del Ternano. “Si sono acuite le situazioni di grave criticità per imprese e famiglie”.
La Federazione autonoma bancari italiani prosegue: “Siamo consapevoli che il provvedimento si è reso necessario a fronte di una recrudescenza della pandemia, cui non è stato possibile porre rimedio con altre misure, stante una escalation di contagi e di ricoveri ospedalieri che pongono la nostra regione al vertice della non invidiabile classifica nazionale delle situazioni più gravi. Non sappiamo se le due settimane di zona rossa al momento previste saranno sufficienti ad arginare il dilagare dell’epidemia, o se ne occorreranno di più. La gravità della situazione e l’incertezza sull’orizzonte temporale di uscita da questa drammatica emergenza impongono a tutti la massima correttezza e tempestività nell’adozione di misure conseguenti”.
C’è un ‘però’ grosso come una casa per la Fabi: “Ma ci risulta inaccettabile che, oltre ai rischi connessi alla funzione di servizi essenziali attribuita ai dipendenti di banca, gli stessi debbano far fronte a livello esclusivamente personale, consumando ferie, permessi e aspettative non retribuite, per far fronte alle esigenze familiari. I dipendenti bancari non possono pagare da soli il prezzo della pandemia, rinunciando per forza ai propri diritti”.
La ricetta è questa: “Da subito occorre affrontare al più presto alcuni aspetti che penalizzano i dipendenti del mondo bancario. La chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado ha fatto ripiombare le famiglie nella difficoltà di dover provvedere alla cura di figli che, per età o situazioni peculiari, non possono essere lasciati soli a casa o meno che mai affidati alle cure di nonni per la loro vulnerabilità al fenomeno pandemico. I permessi Inps parzialmente retribuiti per queste evenienze scontano due incongruenze. La prima, di essere attualmente attivabili solo per gli studenti di seconda e terza media, non prevedendosi invece la chiusura delle scuole elementari e delle materne neanche in zona rossa, quando invece questo è ciò che prevede la nostra ordinanza regionale. La seconda è che formalmente l’Umbria è per la normativa nazionale, zona arancione e non rossa e quindi non ricadrebbe nella previsione della legge 176/2020”.
La battaglia è tutta da combattere per la Fabi: “Per non continuare a penalizzare una categoria di dipendenti, la Regione deve immediatamente allineare su questo punto i contenuti dell’ordinanza regionale con le normative nazionali”. Infatti, “questo buco normativo ha lasciato alla sensibilità delle singole aziende il prevedere strumenti alternativi quali lo smart working. Si è creata così una situazione a macchia di leopardo, in cui a fianco di banche che hanno normato e organizzato lo smart working, ne esistono altre che non lo hanno assolutamente fatto. Si verificano quindi fenomeni incresciosi in cui taluni uffici del personale mercanteggiano la concessione dello smart working, con la fruizione di ferie e rientri dal part time dei colleghi. Anche l’afflusso della clientela nelle filiali crea difficoltà sia per il mantenimento delle corrette misure di sicurezza che per il rispetto delle norme sul contenimento della mobilità dei clienti”.
La richiesta della Fabi è per le banche: “Che in questo delicato momento pratichino tutta la responsabilità sociale che declamano, per attutire e non aggravare per dipendenti e clienti una situazione già di grande difficoltà. Formalmente invitiamo l’Abi a livello nazionale e nelle sue articolazioni regionali a intervenire su tutte le sue associate in coerenza agli accordi sottoscritti a livello nazionale con la Fabi e le altre organizzazioni sindacali”. Infine: “Richiamiamo tutti i colleghi al rigido rispetto delle norme di cautela e delle disposizioni aziendali, in particolare quelle relative al numero massimo di clienti che possono accedere contemporaneamente in filiale. Dal punto di vista sindacale aggiungiamo che sarebbe anche opportuno far venire per appuntamento in filiale solo i clienti che hanno estrema necessità, rimandando per almeno 15 giorni, il tempo previsto dall’ordinanza, quelle operazioni, commerciali comprese, rinviabili”.