Il settore del commercio e quello ricettivo, in Umbria, soffrono sempre di più. Lo conferma Giuliano Granocchia, presidente della sezione regionale di Confesercenti: “Gli associati ci dicono che la situazione è drammatica. Il commercio è allo stremo, soprattutto le piccole aziende. I segnali sono molto pesanti”.
Confesercenti spiega: “Noi, come associazione, non contestiamo e non sottovalutiamo la gravità della situazione epidemiologica. Da questo punto di vista, ci rimettiamo alle indicazioni dei Comitati nazionali e regionali. Però, stop and go, cambio di orari su asporto e delivery gettano nella confusione i clienti e nello sconforto i ristoratori. Delivery e asporto costano agli operatori. Soprattutto il delivery ha un costo rilevante e molti lo fanno esclusivamente per mantenere il marchio, per non perdere la clientela, non per la marginalità che non lo renderebbe conveniente. Chiaro che ogni negoziante che vede il concorrente che lo fa, s’imbarca nella stessa impresa. Il Governo deve fare delle scelte per i risarcimenti economici a tutta la filiera. Servono scelte di natura nazionale, non locale. Se si decide di non far pagare la Tari, poi bisogna intervenire sulle società di raccolta che altrimenti andranno in sofferenza”.
Granocchia aggiunge: “Serve un’azione complessiva, non di tamponamento, e non solo per il ristoratore, ma pure per il venditore di vino e per quello di tovaglioli. Se si ritiene che non si possa fare l’asporto e non ci possa essere permanenza di gente fuori dai locali dopo le 18, noi non contestiamo, ma allora le attività commerciali devono essere aiutate. Quando si riprenderà, dove si posizionerà questo settore? Quali saranno i soggetti economici che sostituiranno tante famiglie che hanno fatto sacrifici per aprire l’attività per i loro figli? Ci sono già diversi allarmi di procuratore e prefetti per le risorse provenienti molto spesso da attività illecita, come il riciclaggio. Questa emergenza si sommerà a quella economica”.
Fa discutere la decisione regionale di ristorare solo i locali dei centri storici, ignorando quelli di periferia: “Perché, questi ultimi non hanno vissuto la stessa situazione? Servono misure generali. Noi chiediamo alla Regione un ripensamento. E al Governo di guardare l’andamento economico delle singole aziende, ha i bilanci depositati, lo può fare e così decidere per azioni mirate. Noi chiediamo questo”.
Il 15 gennaio ci sarà una sorta di prova di disobbedienza civile con i ristoratori e i gestori di bar che resteranno aperti anche oltre l’orario consentito. Qui Granocchia specifica: “Chiediamo agli operatori di fare molta attenzione. Capiamo il senso di questa azione di provocazione, il tentativo estremo di sollevare il tema delle attività che non reggono più, ma bisogna fare grande attenzione perché a problema in questo modo si somma un altro problema. Dobbiamo invece fare un’azione energica come associazioni per inchiodare il Governo alle sue responsabilità”.
Se il commercio piange, gli albergatori sono “alla Caporetto, come le agenzie di viaggio. È tutto bloccato, fermo. Non cambia nulla, indipendentemente dal colore della regione. Le uniche attività che vedono qualche barlume sono gli affitta camere in campagna. Siamo all’ultimo miglio per chi ha retto negli ultimi dodici mesi. Tanti già hanno ceduto. A Perugia ha fatto scalpore la chiusura di una pizzeria storica. Quando ci sarà di nuovo la domanda, l’offerta si riorganizzerà e chi avrà le risorse per l’offerta commerciale? La criminalità. Rifletta il Governo su questo tema”.