L’Umbria deve fermare la fuga degli under 30, la programmazione prevista per l’utilizzo dei fondi del Next Generation U.E. deve avere i giovani al centro delle preoccupazioni. Perché? Partiamo dai numeri.
“La nostra regione ha una età media di 46,7 anni (siamo più vecchi rispetto agli stessi indicatori su scala nazionale), un tasso di invecchiamento della popolazione da “medaglia d’oro”, una perdita del PIL di 13 punti percentuali tra il 2008 ed i 2018 (a cui sommare indicativamente ulteriori 10 punti percentuali nella prima fase Covid). A questo dobbiamo purtroppo aggiungere poche nascite, la fuga dei giovani ed una cronica incapacità del sistema produttivo di assorbire i laureati. Con questi indicatori dal segno “meno” l’Umbria si appresta a programmare l’utilizzo del Next Generation U.E”. A parlare è Valerio Natili, coordinatore della Cisl Perugia.
“Un sfida del genere, necessita di un confronto tra gli attori regionali, uscendo dal perimetro della politica e coinvolgendo tutti i principali soggetti della scena regionale. Stiamo parlando di: imprese, università, sindacato. In questo momento storico è necessario rimuovere gli ostacoli che impediscono all’Umbria di stare “almeno” al passo dell’Italia. In primis è necessario invertire il trend demografico, una società vecchia è storicamente destinata al declino”.
“Nonostante le pessime performance economiche che l’Umbria sta registrando da diversi anni, la
nostra regione avrebbe punti di forza da cui ripartire per riprendere un percorso di crescita. La pandemia modificherà le abitudini e influirà sulle scelte di vita di molte persone, in questo periodo abbiamo scoperto come tramite lo “smart working” sia irrilevante dove si lavora fisicamente, L’Umbria ed il suo territorio potrebbero diventare “attrattivi” per chi svolge lavori da “remoto”. Offrendo il suo territorio e i suoi servizi, potrebbe attrarre persone sottraendole alla vita caotica delle metropoli, per fare ciò è necessaria una rivoluzione digitale, la riconversione Green di molte aziende potrebbe ben inserirsi nel contesto dell’Umbria “Cuore Verde di Italia””.
“Una attenta politica di programmazione legata alla filiera Turismo Agricoltura e Cultura potrebbe garantire un altro ambito di sviluppo, l’Umbria nonostante il pessimo quadro delineato in apertura può invertire questa tendenza, ma deve mettere i giovani al centro di ogni politica di programmazione, senza una popolazione attiva non c’è margine di sopravvivenza. Cosa stiamo aspettando?”.