Zangara (Fiepet Confesercenti Umbria): “Siamo alla morte economica”

“Con il nuovo Dpcm, anche le feste di Natale sono bruciate. Chi aveva aperto per pranzo nei giorni del 24, 25 e 26 dicembre, non potendolo più fare, subirà un’altra mazzata con enorme spreco di materie prime. Chi si è organizzato per l’asporto, totalizza numeri ridicoli. Tanto che alcuni ristoratori umbri hanno annullato questo servizio per il 24 e per il 25, avendo ricevuto pochissime richieste. Essendo in casa in pochi, si preferisce farsi da mangiare da soli. Un conto è farlo per quattro, un altro per dieci. E l’asporto non funziona neanche nei giorni feriali, siamo lontanissimi dai numeri del primo lockdown forse perché oggi iniziano a mancare i soldi e le cose primarie sono altre. Non si spende per l’asporto. E il settore è arrivato allo stremo, non c’è più niente da spremere. Per il 95 per cento delle attività ristorative dicembre era fondamentale, mentre si parla di qualche riapertura solo per il 15 gennaio”.

Fotografa così la situazione Giovanbattista Zangara, presidente della Fiepet Confesercenti Umbria. Una situazione a dir poco tragica: “Dallo Stato è arrivato poco o niente rispetto alle perdite, ed è subito ripartito per saldare tasse e bollette: Conte aveva promesso, ma poi non ha tolto le accise. I costi fissi come gli affitti dei locali continuano a esserci. Così, molte realtà nelle città, nei centri storici, hanno chiuso perché non ce la facevano. Entro i primi mesi del prossimo anno molti altri chiuderanno”.

È sconsolato Zangara: “Arriva un momento in cui non ci provi neanche più. Tra cambiamenti di orari, chiusure, asporto, domicilio, distanziamento, non c’è neanche chiarezza. La gente telefona per chiedere, si fida poco. C’è una confusione allucinante per degli incassi che poi sono proprio minimi. Io a novembre ho totalizzato 4 mila euro quando normalmente arrivo a 80 mila con l’asporto. Ho perso il 90 per cento a novembre e a dicembre probabilmente saremo intorno al 95 per cento”.

Un modo per uscire ci sarebbe: “Dovremmo fare come in Svizzera dove, con le dovute precauzioni, non c’è alcun locale chiuso. Ma poi, io dico: che differenza c’è tra noi che utilizziamo distanziamento e contingentamento e i supermercati dove invece non c’è controllo oppure i negozi che vedo strapieni. Da noi i clienti arrivavano educatamente, con la mascherina, mangiavano e poi andavano via. Ai supermercati, invece, c’è la ressa. Almeno, durante il primo lockdown, nei supermarket avevano utilizzato anche loro i contingentamenti”. L’amara verità, per il numero uno della Fiepet, è una: “Ci sono interessi completamente diversi tra noi e loro. Le Gdo sono privilegiate rispetto ai ristoratori. Noi siamo solo partite Iva, se chiude una ne apre un’altra al suo posto. Per lo Stato non siamo persone fisiche, ma numeri”.

Continua il suo sfogo Zangara: “Noi abbiamo ricevuto 600 euro nei primi due mesi del lockdown, poi più nulla. Il terzo mese c’era la possibilità di prendere 1000 euro a titolo personale, ma a quel punto non si sarebbe potuto prendere il fondo perduto di aprile per la società. Così, nessuno l’ha presa in considerazione la terza somma”. Le spese ci sono e sono alte, in particolar modo per i dipendenti: “Soffrono anche loro, che prendono il 65 per cento dello stipendio in cassa integrazione, e spesso non ce la fanno neanche a coprire i costi fissi della famiglia. E non dimentichiamo che la cassa integrazione ha vissuto ritardi vergognosi, di due o tre mesi. Noi continuiamo a pagare loro il tfr, di un anno, per chi magari ha lavorato 4-5 mesi”.

Nessuna classica luce in fondo al tunnel: “Al momento no. Ci era stato detto di stare buoni che poi a Natale avremmo lavorato, e per noi sarebbe stata l’ultima spiaggia. Si vive alla giornata. Potevano essere prese scelte più adeguate per combattere il covid, così invece è la morte economica. Fino a qualche mese fa non avrei usato questo termine, ma adesso sì”.

Anche la Regione Umbria ha potuto ben poco: “Ha stanziato 14 milioni per le partite Iva, una tantum, vale a dire circa 1.500 euro a persona, ma magari questa erogazione andava fatta a seconda dei fatturati delle partite Iva. E poi sono noccioline per molte realtà, mentre la Tari non è stata annullata ed è una cosa vergognosa da parte dei Comuni. Io non ho creato immondizia, non ho usufruito del servizio, ma la tassa resta uguale. I commercianti sono molto arrabbiati per questo”.

A quando le ripartenze? “Si parla di aprile-maggio, non prima. Non abbiamo grosse speranze per Pasqua. A quel punto, sarà quasi un anno e mezzo perso. Sfido chiunque, in queste condizioni, a riuscire a rimanere in piedi”.

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