La Confesercenti Biella fa sentire la sua voce: “In questi giorni leggiamo ed ascoltiamo le più svariate ricette su come si sia sviluppata l’epidemia da Covid-19. E’ bene, una volta per tutte, mettere ordine sulle responsabilità di questo secondo lockdown. I commercianti biellesi non sono certo la causa dello svilupparsi della pandemia”.
Prosegue l’associazione: “Vogliamo ricordare che dopo il primo lockdown di questa primavera, che tutti abbiamo subito e accettato come inevitabile, in Italia e in mezzo mondo, ci aspettavamo una ripresa diversa. La temuta seconda ondata è avvenuta probabilmente per il semplice fatto che doveva accadere: ma certamente qualcuno ha dato una mano in questo senso. Ci riferiamo al Governo che ha ritenuto, dopo mesi di chiusura, di lasciare andare sostanzialmente a ruota libera la Nazione sperando che ci fosse una riapertura intelligente”.
“Così non è stato e questa estate abbiamo assistito ad assembramenti in tanti luoghi senza che ci fossero i dovuti controlli da parte delle Forze dell’Ordine; anche la Politica ha dato purtroppo spesso pessimi esempi comportamentali che hanno fatto ritenere ad alcuni che l’epidemia potesse essere messa nel dimenticatoio”.
E la colpa di chi è?
“I commercianti e i titolari di bar e ristoranti hanno speso tempo e denaro per mettersi a norma; hanno dovuto spesso reinventare le modalità di vendita e somministrazione. E in più avrebbero anche dovuto controllare che fuori dai locali non ci fossero assembramenti. Non è possibile contemporaneamente fare l’esercente e il tutore dell’ordine. In questo secondo lockdown abbiamo assistito alla emanazione di decreti del presidente del Consiglio che non sono stati il massimo della chiarezza e della saggezza. Certo è difficile fare bene per tutti ma alcune norme suonano male: sono chiusi i negozi all’interno dei centri commerciali ed è aperta l’Ikea……E’ solo un esempio….tanto per capirci”.
“E’ comprensibile l’obbiettivo del decreto: “ridurre al massimo le possibilità di assembramenti “. Ma c’è modo e modo. Le nostre attività commerciali hanno patito il primo lockdown con forza e dignità consapevoli che nessun ristoro economico avrebbe potuto annullare le perdite di quei mesi; ora subiamo un secondo lockdown senza avere nessuna colpa. Terremo aperti i negozi ove la Legge ce lo consente, con il rispetto dei protocolli previsti. Continueremo a mantenere vive, in ogni forma, le nostre attività”.
“Ma occorre che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, Governo, Regione, Sindaci, ci metta nelle condizioni di tornare a lavorare nel più breve tempo possibile. Siamo, come associazione di categoria, in continuo contatto con il Governo e faremo tutto il possibile affinché le riaperture avvengano in sicurezza e che non ci sia una terza ondata di contagi. Ne va della sopravvivenza delle nostre attività”.