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Settore benessere: perdite del 34%, la ripresa ancora in salita Di fronte a una riduzione dei ritmi di lavoro così accentuata, il settore Benessere ha reagito aumentando il numero di ore lavorate, ma non è certamente sufficiente per compensare la perdita di fatturato derivante dal calo dell’attività

di Giulia Spalletta
03/07/2020
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La riapertura del 18 maggio ha consentito alle imprese del settore benessere di tirare un sospiro di sollievo rispetto all’ipotesi di dover attendere fino a giugno. Questo però è stato solo un primo passo verso una normalità che, ad oggi, appare ancora lontana.

I ridotti margini di profitto si sommano ai sacrifici economici e professionali sopportati nei sessantotto giorni di lockdown che hanno messo a dura prova la continuità di tanti operatori del settore., già penalizzati dal fenomeno dell’abusivismo. I dati raccolti da un’indagine svolta a livello nazionale comprendono anche la situazione che abbiamo riscontrato a Roma e Provincia.

La dimensione media del campione delle imprese dei due comparti è simile: 2,7 addetti nel comparto dell’acconciatura e 2,3 addetti nel comparto dell’estetica. Le imprese di acconciatura hanno ripreso l’attività a un ritmo molto ridotto rispetto a quello precedente il lockdown. Infatti il numero di clienti gestiti giornalmente è diminuito di circa un terzo, passando da 18 a 12.

Rispetto alla fase precedente, l’estetica in media ha registrato un calo di attività simile per entità a quello dell’acconciatura (-34,3%). Di fronte a una riduzione dei ritmi di lavoro così accentuata, il settore Benessere ha reagito aumentando il numero di ore lavorate, ma non è certamente sufficiente per compensare la perdita di fatturato derivante dal calo dell’attività.

Alla riapertura risulta evidente l’aumento dei costi sostenuti per l’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale (dpi) il cui prezzo è lievitato dopo l’emergenza sanitaria. A questo proposito, infatti, si può osservare che i prezzi dei dpi sono aumentati per l’84,6% delle imprese, con rincari superiori ai 10 punti percentuali. Si tratta di costi che hanno riguardato tutte le imprese del settore e che si traducono in una spesa mensile complessiva che per il 70% delle imprese intervistate si aggira dai 500 ai 1.000 euro.

In definitiva, a fronte dei sacrifici sopportati con le chiusure, le imprese del settore mostrano un atteggiamento rispettoso delle esigenze della clientela, mantenendo pressoché inalterati prezzi e facendosi in massima parte carico dell’incremento di costi e della riduzione della produttività, pur di non perdere la fiducia dei clienti.

“Ci siamo riorganizzati, abbiamo rispettato tutte le norme di sicurezza, ci siamo fatti carico delle difficoltà operative e dell’aumento dei costi di gestione. La CNA di Roma ha supportato gli operatori del settore con determinazione ed efficacia, rappresentando le nostre esigenze. Ora è tempo di tornare alla normalità, con la speranza che il virus non contagi nuovamente le nostre attività economiche”, commenta così Maurizio Polidori, Portavoce CNA Benessere Roma.

Tags: CDENEWSLaziosettore benessere
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