La ripartenza… cosa si sente di dirci su questa fase, così tanto attesa?
La ripartenza è stata molto lenta, noi abbiamo un ciclo stagionale e il lockdown ci ha tagliato due stagioni intere. Ora stiamo riprendendo a consegnare l’invernale ma poca roba anche perché i nostri clienti non hanno al momento capacità economica per pagare. Il nostro settore produce quasi il 7% del Pil ma non siamo stati per nulla considerati.
Ritiene che i protocolli previsti per la ripartenza in sicurezza siano funzionali? Cosa Suggerirebbe?
Direi adeguati forse fin troppo rigidi qui da noi. Avrei differenziato i protocolli tra attività ludiche delle persone e invece attività lavorative.
Quali timori sente, quali progetti?
Temo l’aumento degli insoluti a causa delle difficoltà dei miei clienti ma soprattutto la scomparsa della filiera del tessile e dell’artigianale.
Quali pensieri vorrebbe condividere con i suoi colleghi del settore?
Difficile rispondere, forse di massimizzare i profitti vendendo all’esterno e soprattutto innovare in termini di tecnologia e vendite online, inoltre rimodulare i termini di pagamento che sono esageratamente lunghi.
Sentiamo dire “Ce la faremo”: lei concluderebbe con un punto esclamativo o con quello interrogativo?
Un punto esclamativo perché credo nella nostra generazione, soprattuto noi pugliesi, siamo determinati e preparati.
La sua speranza più luminosa per questa seconda parte del 2020?
La speranza è quella di poter riprendere a lavorare con serenità con aiuti da parte della Comunità Europea. Inoltre spero che l’indotto dell’artigianato e del tessile sia aiutato, pena il rischio di sparire.