La ripartenza… cosa si sente di dirci su questa fase, così tanto attesa?
Molto impegno e sacrificio ma anche apprensione, siamo ad appena al 30% del nostro giro di affari solito. Bari negli ultimi anni è stata meta di attrazione mondiale e quindi con la chiusura dell’aeroporto e del porto, l’impatto sul turismo è stato considerevole. Speriamo di rivedere presto i turisti, nostri clienti di riferimento.
Ritiene che i protocolli previsti per la ripartenza in sicurezza siano funzionali? Cosa Suggerirebbe?
Diciamo che sono stati adeguati, soprattutto quello del distanziamento ad un metro che ci ha permesso almeno di riaprire, distanze più lunghe ci avrebbero impedito di farlo perché non avremmo avuto spazio per i coperti minimi a garanzia della sostenibilità del ristorante.
Quali timori sente, quali progetti?
L’impatto economico derivante da un blocco del turismo internazionale su Bari da una parte, il cambiamento di stile di vita dall’altro. Il vero timore è però relativo alla classe politica che ci governa che ha generato un terrorismo mediatico esagerato, quantomeno dalle nostre parti .
Quali pensieri vorrebbe condividere con i suoi colleghi del settore?
Molti di loro non hanno riaperto, direi a quelli che lo hanno fatto di rispettare le regole e i protocolli che sono validi per tutti, quindi non fare concorrenza sleale.
Sentiamo dire “Ce la faremo”: lei concluderebbe con un punto esclamativo o con quello interrogativo?
Una via di mezzo, sono ottimista per natura e credo negli italiani ma non ho fiducia nello Stato, come sempre gli italiani conteranno solo sulle loro forze.
La sua speranza più luminosa per questa seconda parte del 2020?
Che questo virus sparisca per sempre, o quantomeno rimanga una semplice influenza, non possiamo permetterci un’altro lockdown.