Export Marche: primo trimestre 2020 da incubo

È di 2,7 miliardi il valore dell’export marchigiano nel primo trimestre del 2020: la perdita è del 9,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le Marche si piazzano al terzultimo posto a livello nazionale dopo Basilicata e Valle d’Aosta. L’Ires Cgil Marche ha elaborato i dati Istat.

Escludendo i settori di farmaceutica e produzione di navi e imbarcazioni, i volumi complessivi delle esportazioni arrivano a 2,2 miliardi, perdita di 254 milioni, pari al -10,2%. L’effetto del coronavirus è dunque violentissimo. A livello nazionale, invece, è più contenuto il calo e ha interessato 12 regioni: -1,9%. Così come nelle regioni del Centro Italia, dove la discesa del valore delle esportazioni è stata dell’1,5%.

Tornando alle Marche, particolarmente negative le performance di meccanica e moda. La prima (senza considerare la nautica) perde 118 milioni di euro, il 19%, con macchine utensili che perdono il 2,7% ed elettrodomestici il 4,8%. Il sistema moda lascia sul terreno 106 milioni di euro, il 17%, più della metà per colpa del calzaturiero (-17%). Perde parecchio pure l’agroalimentare (9 milioni in meno di export, -11%) e la gomma-plastica (- 7 milioni, -5,4%). Il mobile riesce a stare in territorio positivo, +1,4%.

Non c’è provincia marchigiana che non sia in deficit: Ancona perde 103 milioni (-11,6%), Pesaro Urbino 54 milioni (-8,3%), Macerata 51 (-12,1%), Fermo 26 (-8,7%) e Ascoli Piceno 20 (-8,8%).

Daniela Barbaresi, segretaria generale della Cgil Marche, commenta: “Il peggioramento della domanda internazionale e le misure di contenimento dell’epidemia da covid-19 adottate in Italia e nei principali Paesi partner hanno determinato un’eccezionale contrazione dell’export, ma non va dimenticato che per le Marche, anche il 2019 si era chiuso in maniera preoccupante”.

Insomma, la situazione non è e non era rosea per niente. Nel 2019, fatte eccezioni per farmaceutica e nautica c’erano stati risultati negativi. L’export aveva perso il 2,8% rispetto al 2018, mentre a livello nazionale c’era stata una crescita, +2.3%, e anche nel Centro, dove addirittura c’era stato un +12,7%). Tra i settori marchigiani con il segno meno nel 2019 si rilevano quello della moda (-9,1%), del mobile (-3,0%) e della produzione di elettrodomestici (-1,6%), mentre complessivamente la meccanica aveva registrato un incremento (+6,0%), cosi come l’agroalimentare (+6,2%). Sostanzialmente stabile invece la gomma-plastica.

“Se a questi dati si aggiungono quelli su produzione industriale, previsioni del PIL, consumi e soprattutto occupazione – dice ancora Barbaresi – il quadro che ne deriva è di enorme preoccupazione per la tenuta economica e sociale della nostra regione caratterizzato da un sistema economico e produttivo che ancora deve fare i conti con maggiori ritardi e difficoltà rispetto alle altre aree del Paese”. Continua: “E’ necessario che le risorse stanziate per attenuare gli effetti della pandemia vengano utilizzati con una chiara idea di prospettiva affrontando i nodi strutturali del nostro sistema produttivo, dalle infrastrutture, alla dimensione e capitalizzazione delle imprese, dall’innovazione tecnologica e digitalizzazione, alla qualificazione e valorizzazione del lavoro”.

Per Barbaresi, “occorre anche ripensare l’attuale modello di sviluppo. Le risorse stanziate a livello europeo, nazionale e regionale sono importanti e non possiamo permetterci di disperderle in mille rivoli ma finalizzarle per garantire prospettive solide basate sulla sostenibilità economica, sociale, ambientale, cogliendo tutte le opportunità delle nuove tecnologie digitali. Peraltro, proprio allo
sviluppo sostenibile e all’innovazione digitale saranno vincolate le risorse europee del Next Generation Fund. Un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro il lavoro e la sostenibilità e che richiede un nuovo protagonismo dello Stato nell’economia di questo Paese”.

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