Come vanno le donazioni di sangue in Italia? A rispondere è il presidente nazionale dell’Avis, Gianpietro Briola, che spiega come la fase più complicata sia ormai alle spalle.
“Dai dati del ministero della Salute, sappiamo che a oggi nel nostro Paese sfioriamo il milione e 700 mila donatori di sangue, di cui circa un milione e 300 mila sono periodici e quasi 400 mila alla prima donazione. La stragrande maggioranza, il 91 per cento, è rappresentata da donatori iscritti alle associazioni di volontari. Le donne costituiscono il 31,7 del totale, più di 500 mila in tutto il Paese. I giovani, seppure si stiano dimostrando sensibili al tema, e il periodo della pandemia lo ha dimostrato, sono poco più di 500 mila, motivo per cui invitiamo sempre le nuove generazioni a compiere questa scelta, così da garantire quel ricambio necessario per continuare ad assicurare l’autosufficienza nazionale”.
Non ci sono, in Italia, situazioni di emergenza: “L’autosufficienza per i globuli rossi è da tempo garantita, speriamo di riuscire quanto prima a raggiungere quella per il plasma e i farmaci da questo derivati, indispensabili per la cura di patologie rare come le immunodeficienze o altre malattie croniche”. Ci sono stati momenti di panico all’inizio della pandemia: “Abbiamo vissuto un momento difficile nella prima metà di marzo, quando i provvedimenti restrittivi avevano portato le persone a non poter uscire di casa. Molte di esse, essendo donatori, non potevano recarsi nei centri trasfusionali e avevano anche timore di recarsi negli ospedali, motivo per cui si è registrata una flessione delle scorte. Tuttavia, a seguito delle rassicurazioni del Centro nazionale sangue e all’impegno dei volontari di Avis, abbiamo arginato le paure diffuse lanciando la campagna #escosoloperdonare, proprio a testimonianza di come il nostro apporto avrebbe contribuito a ripristinare le scorte e garantire terapie e trasfusioni a tanti malati cronici che altrimenti si sarebbero trovati in grosse difficoltà”.
Un argomento ampiamente dibattuto è il plasma iperimmune, per contrastare il covid-19: “Si intende il plasma dei pazienti guariti dal coronavirus che, nel periodo del contagio, hanno sviluppato gli anticorpi specifici per questo tipo di malattia. Seppure i risultati che si stanno ottenendo finora siano incoraggianti, non dobbiamo dimenticare che si tratta di una terapia sperimentale, in quanto ancora non ci sono evidenze scientifiche precise che dimostrino il contrario. Anche perché non tutti i pazienti guariti possono donarlo, in quanto affinché sia efficace è necessario che il plasma in questione abbiamo un elevato titolo anticorpale, cioè una quantità alta di anticorpi specifici che possano aiutare a debellare il virus”.
L’Avis è pronta a lanciare la nuova campagna: “Quella estiva per sensibilizzare e promuovere la donazione di sangue e plasma in un periodo dell’anno che, ciclicamente, comporta carenze in determinate zone del Paese, principalmente generate dalle partenze per le vacanze. In più, il 2020 sarebbe dovuto essere un anno importante per l’Italia visto che il 14 giugno avremmo dovuto ospitare l’evento globale della Giornata mondiale del donatore: l’Oms, a seguito dell’emergenza covid, ha rinviato tutto al 2021, ma noi stiamo comunque organizzando una serie di campagne e iniziative a distanza per promuovere la cultura del dono e far sì che sempre più persone compiano questa scelta etica, volontaria e non remunerata”.
Quattro sono le regioni regine d’Italia per le donazioni: “Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna sono i territori che tradizionalmente danno il contributo principale al nostro Sistema sangue. Un contributo che, in virtù degli accordi tra le singole regioni, permette, quando e dove necessario, di colmare il gap che si registra nelle unità raccolta in zone meno virtuose del Paese. Tutto questo dà la dimostrazione di come il sangue e il plasma non siano di proprietà di nessuno, ma beni vitali pubblici a disposizione dell’intera collettività”.