In Umbria, sulla scorta del Decreto Liquidità, sono state presentate quasi 6 mila domande di prestito, vale a dire l’1,6 per cento del totale italiano, per 277.794.195 milioni di euro. I dati sono aggiornati al 25 maggio e sono il risultato di uno studio effettuato dalla Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, e pubblicato in questi giorni.
L’Umbria, tra le regioni italiane, si piazza al sestultimo posto. A seguire, come euro richiesti, ci sono Calabria, Liguria, Sardegna, Trentino Alto Adige, Basilicata, Molise e Val d’Aosta. Il rapporto delle domande di prestito da parte delle aziende rispetto alle Pmi e alle Partite Iva è dell’1,5 per cento, dato positivo come in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Veneto ed Emilia-Romagna.
Durante la pandemia, le banche hanno garantito ininterrottamente l’apertura degli sportelli, sopportando anche tensioni e minacce ai lavoratori. Ora, però, la Fabi Umbria rivolge un appello pressante ai prefetti, alle istituzioni, alle forze dell’ordine per seguire e monitorare attentamente la situazione nella regione. La mancanza di liquidità, infatti, può portare le persone in difficoltà, viste anche le difficoltà di accesso al credito, a rivolgersi agli usurai. Il segretario generale, Lando Maria Sileoni, ha più volte fatto sapere che la crisi non deve favorire l’ingresso della criminalità che specula sulle sofferenze economiche dei cittadini. Serve insomma massima vigilanza in un momento particolarmente difficile per le comunità.
La Fabi ha più di 108 mila iscritti in 98 sedi territoriali ed è in assoluto il sindacato bancario più rappresentativo nel nostro Paese. Dalla sua nascita, si sono succeduti dieci segretari generali. Lando Maria Sileoni è al suo terzo mandato.