Rosaria Lannino “Non cantiamo vittoria, c’è da combattere ancora e noi siamo in prima linea”

La Ripartenza… cosa si sente di dirci su questa fase, così tanto attesa?

 In realtà noi riapriremo al pubblico il primo giugno e nel frattempo stiamo adeguandoci alle norme; termoscan, distanziometri, percorsi e segnali per le sale di attesa, colonnine con prodotti per la sanificazione come guanti e disinfettanti. Mi sento comunque di dire non cantare vittoria, il rischio di ricaduta dipende soprattutto da noi non dallo Stato.

Ritiene che i protocolli previsti per la ripartenza in sicurezza siano funzionali? Cosa suggerirebbe?

Penso siano stati adeguati, ma a prescindere dai protocolli indicati dallo Stato, dipende soprattutto dai comportamenti delle persone; qui da noi la mascherina è un problema con il caldo, ma occorre utilizzarla per il nostro e altrui bene.

Quali timori sente, quali progetti?

La gestione della relazione del familiare con i suoi parenti nostri ospiti; non possiamo piantonare 24 ore su 24, nonostante la cartellonista che abbiamo messo per indicare le norme, temo il giorno i cui saremo costretti ad impedire un abbraccio tra un figlio/figlia con il padre/madre, situazione umanamente molto difficile. Ovviamente un’altro timore è la ricaduta, la storia purtroppo non è ancora finita.

Quali pensieri vorrebbe condividere con i suoi colleghi del settore?

Il rispetto delle regole e soprattutto professionalità, basta improvvisazione nel nostro settore dove le competenze tecniche e umane fanno tutta la differenza del mondo.

Sentiamo dire “Ce la faremo”: lei concluderebbe con un punto esclamativo o con quello interrogativo?

Nessuno dei due. Un punto di forza direi, essere certi che ce la faremo.

La sua speranza più luminosa per questa seconda parte del 2020?

Che questa brutta avventura finisca presto e per sempre, sia dal punto di vista della salute che da quello economico che anche a noi ha penalizzato molto.  

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