Cinquantasei anni e trenta di esperienza da titolare, Sala non si è mai tirato indietro. Purtroppo, anche per la sua azienda di arredamento, il momento è duro. Ecco cosa ci ha detto.
Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Cosa suggerirebbe?
“Sì, diciamo che la chiusura andava fatta anche prima in alcune città, dobbiamo avere meno contatti possibili tra persone fino che la curva grafica non scende drasticamente, il nostro settore avrebbe potuto riprendere anche prima del 18 maggio”.
Come vede il suo futuro?
“Io sono di carattere positivo, sicuramente a breve la gente avrà altro a cui pensare piuttosto che all’arredamento, penso che per noi la ripresa sarà lenta, penso torni la normalità a settembre”.
Quali timori, quali progetti?
“Secondo me tra qualche mese se non ci sono ricadute, la gente si dimenticherà di questa cosa, nessun progetto particolare tranne quello di aggiornare costantemente la mostra e dare più servizi ai nostri clienti”.
Cosa direbbe ai colleghi del settore?
“Non allarmiamoci, siamo stati chiusi parecchio è vero, sicuramente il nostro non è un articolo di necessità ed alcune persone hanno anche perso il posto di lavoro, non sarà facile ma si riprenderà (non nel brevissimo tempo)”.
La critica più forte che si sente di fare?
“Allo Stato di non essersi mosso prima per anticipare questa pandemia, andavano chiuse subito alcune
provincie e la chiusura delle attività così prolungata, di non sostenerci con soldi a fondo perduto!! Non
finanziamenti da restituire!”.
La speranza più luminosa?
“Che torni tutto come prima, o anche meglio”.
Vista la situazione, il calcio, anche con le partite a porte chiuse, deve riprendere o no?
“Per me che non sono un tifoso da stadio potrebbe anche cominciare con le dovute precauzioni, ma per
le società penso sia una grossa perdita di introiti”.