Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate?
“Ci si è attivati troppo tardi, già a febbraio sapevamo della situazione, io che viaggiavo molto in quel periodo non ho visto alcun controllo negli scali aeroportuali. E’ stata presa sottogamba”.
Come vede il suo futuro?
“Non vedo nulla di concreto per il nostro settore, musica e intrattenimento in generale. Forse pensano che il nostro sia un gioco e non un lavoro professionale che richiede pianificazione e progettazione e che ha una utilità sociale sulle persone. Quindi non vedo la luce in fondo al tunnel”.
Quali timori? quali progetti?
“Il mio timore è sui tempi di ripartenza che vedo molto lunghi, anni. A livello progettuale sto lavorando su produzioni di alcuni dischi, però riesco a dare il meglio di me in movimento e a contatto con le persone, quindi durante il lockdown la creatività ne ha risentito”.
Cosa direbbe ai suoi colleghi del settore?
“Di unirci per far sentire la nostra voce come categoria, cosa che al momento non è mai avvenuta e differentemente da altri paesi, neanche riconosciuta a livello istituzionale. Soluzioni per evitare assembramenti ci sono, in Germania ad esempio sono stati realizzati drive-in dove poter ascoltare musica e concerti in macchina, rispettando così il distanziamento. Le Regioni o i Comuni potrebbero fornire spazi gratuiti e fare accordi con i proprietari delle discoteche”.
La critica più forte che si sente di fare?
“Chi ci governa non ha dimostrato competenza, quantomeno a livello manageriale; non solo, non hanno capito le esigenze del mondo produttivo e imprenditoriale, eppure sono in tanti e guadagnano pure abbastanza, e senza rischi. I nostri politici dovrebbero essere remunerati in base ai risultati e non a prescindere da questi”.
La speranza più luminosa?
“Che si trovi la cura al Covid-19 e si torni a fare eventi; la gente ha bisogno del divertimento e dello svago, il rischio è che ci saranno molte feste private nelle case. Ho anche la speranza che si guardi con un’altra prospettiva al mondo dei locali e delle discoteche; non è il luogo della depravazione e dei vizi, ma un’ambiente dove si condividono emozioni e passioni, tra l’altro molto sicuri perché iper-controllati”.