Non c’è, al momento alcuna sicurezza che nel decreto di aprile/maggio che il governo sta per varare, vi saranno anche le misure a salvaguardia degli addetti di un intero settore strategico, come l’agricoltura. “Riteniamo questa esclusione una vera e propria discriminazione tra cittadini, una violazione di quella giustizia sostanziale, che oggi più che mai andrebbe assicurata per far si che chi versa nelle stese condizioni abbia la stessa tutela e la stessa salvaguardia”. Lo scrivono in una nota Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria: “Non ci sarebbe alcuna giustificazione sostenibile ad una simile esclusione, per di più in assenza, con riguardo agli altri beneficiari, di qualsivoglia requisito reddituale o patrimoniale del singolo richiedente e/o del suo nucleo familiare – osservano i sindacati – La conseguenza, nella malaugurata ipotesi in cui venisse data concretezza a questo disegno, sarebbe che a fruire di questa fondamentale misura di sostegno ci saranno persone che non ne hanno un reale ed impellente bisogno, mentre ne resteranno esclusi tout court i lavoratori agricoli, compresa anche tutta la filiera agrituristica pesantemente falcidiata dal lockdown”.
I sindacati umbri sottolineano come una simile “immotivata” esclusione potrebbe avere conseguenze molto negative sul piano sociale: “Siamo concretamente preoccupati della situazione – affermano – le numerose chiamate che arrivano ai nostri uffici ci raccontano di gente che non sta lavorando, con famiglie a carico e la cui prima reazione è quella di chiedersi perché a marzo sì e ad aprile no. I problemi non sono scomparsi al 31 marzo, anzi, si stanno sempre più aggravando e sarebbe al quanto sconveniente per un povero bracciante agricolo acquisire la consapevolezza che – al contrario del suo datore di lavoro, coltivatore diretto, cui spetterebbe il bonus, forse anche maggiorato rispetto a marzo -per lui non c’è più diritto all’indennizzo da parte dello Stato”.
“Abbiamo rivolto un accorato appello anche alle nostre rappresentanze parlamentari umbre, confidando nella condivisione di questi argomenti e in un fattivo intervento sui testi di legge per evitare una simile sperequazione a esclusivo danno dei più deboli all’interno del settore dell’agricoltura, e nello specifico quella umbra che ad oggi per le colture specifiche di certo non è in piena attività lavorativa”, concludono Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil.
I sindacati umbri sottolineano come una simile “immotivata” esclusione potrebbe avere conseguenze molto negative sul piano sociale: “Siamo concretamente preoccupati della situazione – affermano – le numerose chiamate che arrivano ai nostri uffici ci raccontano di gente che non sta lavorando, con famiglie a carico e la cui prima reazione è quella di chiedersi perché a marzo sì e ad aprile no. I problemi non sono scomparsi al 31 marzo, anzi, si stanno sempre più aggravando e sarebbe al quanto sconveniente per un povero bracciante agricolo acquisire la consapevolezza che – al contrario del suo datore di lavoro, coltivatore diretto, cui spetterebbe il bonus, forse anche maggiorato rispetto a marzo -per lui non c’è più diritto all’indennizzo da parte dello Stato”.
“Abbiamo rivolto un accorato appello anche alle nostre rappresentanze parlamentari umbre, confidando nella condivisione di questi argomenti e in un fattivo intervento sui testi di legge per evitare una simile sperequazione a esclusivo danno dei più deboli all’interno del settore dell’agricoltura, e nello specifico quella umbra che ad oggi per le colture specifiche di certo non è in piena attività lavorativa”, concludono Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil.