I sindacati umbri sottolineano come una simile “immotivata” esclusione potrebbe avere conseguenze molto negative sul piano sociale: “Siamo concretamente preoccupati della situazione – affermano – le numerose chiamate che arrivano ai nostri uffici ci raccontano di gente che non sta lavorando, con famiglie a carico e la cui prima reazione è quella di chiedersi perché a marzo sì e ad aprile no. I problemi non sono scomparsi al 31 marzo, anzi, si stanno sempre più aggravando e sarebbe al quanto sconveniente per un povero bracciante agricolo acquisire la consapevolezza che – al contrario del suo datore di lavoro, coltivatore diretto, cui spetterebbe il bonus, forse anche maggiorato rispetto a marzo -per lui non c’è più diritto all’indennizzo da parte dello Stato”.
“Abbiamo rivolto un accorato appello anche alle nostre rappresentanze parlamentari umbre, confidando nella condivisione di questi argomenti e in un fattivo intervento sui testi di legge per evitare una simile sperequazione a esclusivo danno dei più deboli all’interno del settore dell’agricoltura, e nello specifico quella umbra che ad oggi per le colture specifiche di certo non è in piena attività lavorativa”, concludono Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil.