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Diego De Marzo: EMERGENZA COVID-19 E MPMI ( Microimprese, Piccole e Medie Imprese) Sopravvivere al Coronavirus non sarà facile per tante piccole realtà economiche ma abbiamo il diritto/dovere di provarci con lucidità, programmazione e consapevolezza; ne abbiamo discusso con Diego De Marzo, 34enne Dottore Commercialista barese, giovane professionista particolarmente attivo nel tessuto economico delle MPMI e nel sociale.

di Redazione
08/05/2020
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Lo Tsunami Coronavirus che ha travolto il nostro Paese ed il Mondo intero rappresenta una “battaglia” sanitaria, sociale ed economica senza precedenti nel mondo contemporaneo.

Una battaglia lunga, composta da diverse fasi: anzitutto quella sanitaria che stiamo combattendo grazie a tutto il personale medico e paramedico, “ i nostri veri angeli custodi ai quali da mesi chiediamo uno sforzo sovraumano e senza i quali non potremmo neanche immaginare di parlare degli altri capitoli di questa emergenza perché semplicemente non seguirebbero altri capitoli senza i loro sforzi e le loro competenze”.

Poi, troviamo il secondo capitolo, quello sociale: un lento ritorno al vivere quotidiano, che risulterà notevolmente cambiato rispetto a quello stile di vita che davamo quasi per scontato fino a poco più di due mesi orsono.

Infine, ma non per ultima, la fase della “ricostruzione economica”, che sarà la più difficile da affrontare perché seguirà alla fase dell’emergenza economica che stiamo attraversando e che senza ulteriori sforzi Governativi difficilmente potremo superare.

“Comprendo i grandi sforzi fatti fino ad oggi, ma alle aziende serve ancora di più, molto di più”. È necessario attivare quanto prima ed almeno in parte il meccanismo del sostegno a “fondo perduto” per non gravare eccessivamente sull’indebitamento e sull’equilibrio economico-finanziario a medio termine, inoltre risulta necessaria ulteriore semplificazione in particolar modo nel sistema bancario in questo momento purtroppo particolarmente oberato.

Bisognerebbe anche dare la possibilità di rimodulare e “alleggerire” i piani di rateazione già concordati con l’Amministrazione Finanziaria e con l’Agenzia della Riscossione, in quanto specialmente nei prossimi 18/24 mesi la capacità reddituale non sarà la medesima per i contribuenti danneggiati dal Coronavirus, con conseguente impossibilità di far fronte anche a questa tipologia di debiti pregressi con gli stessi importi accordati nei periodi pre-covid.

Come detto però alla fase della gestione dell’emergenza economica, dovrà seguire necessariamente quella della “ricostruzione” e se da un lato dovranno essere il Governo e le Istituzioni a dover fare la loro parte, dall’altro bisognerà farsi trovare pronti con una gestione delle attività nuova, diversa, programmata, consapevole e puntuale.  Le garantisco che la maggior parte dei piccoli imprenditori chiede a voce alta, solo dei giusti strumenti e aiuti necessari per ripartire, perché sono oramai da sempre abituati a combattere e non hanno per nulla voglia di arrendersi. Sono gli eroi dei nostri tempi e da domani lo saranno ancora di più cercando di mantenere in vita la propria realtà economica non solo per se stessi, ma per il nostro Paese caratterizzato come ben sappiamo da un tessuto economico che si basa numericamente e prevalentemente sulla piccola e media impresa.

“ È un grido di di dolore, ma soprattutto di forza, coraggio, speranza e voglia di ripartire ”.

Non sarà semplice e sarà necessario un enorme sforzo di lucidità e consapevolezza.  Siamo chiamati, pertanto, ad intervenire ora per evitare che le emergenze si sommino.

Come? Cercando di “adattare” la nostra attività al nuovo contesto che ci accompagnerà purtroppo per un bel po’ di tempo. Affrontare almeno in parte quindi la nuova “situazione obbligata” e non subirla totalmente. Quantomeno in quella porzione di settori che hanno la “fortuna” di poter “diversificare” offerta ed abitudini.

È importante rispondere quindi a questa domanda: l’avvento del Covid-19 come impatterà sul nostro modo di generare valore?

Anche se non esiste un “vaccino” alle crisi aziendali, né tantomeno soluzioni univoche, i nostri sforzi devono concentrarsi sul fornire risposte il più possibile tempestive e razionali anche in caso di rimodulazione del mercato e dei meccanismi di domanda e di offerta.

In un momento in cui le imprese sono più impegnate a contare i danni del Covid-19 che a produrre utilità, l’unica ancora di salvataggio possibile è puntare sull’innovazione e rimodulare le abitudini di vendita: la rivoluzione culturale e tecnologica alla quale siamo chiamati da tempo, infatti, diviene ora indispensabile per rimanere in vita ( aziendalmente si intende).

Un piano di innovazione è possibile anche per una piccola/media realtà, ma richiede conoscenza del contesto, consapevolezza dei propri punti di forza e debolezza ed esperienza adeguata.

Capire come sfruttare ad esempio gli strumenti e le leve del web marketing, in questa fase non rappresentano più una scelta ma una imminente necessità anche per attività e piccoli imprenditori avversi alle tecnologie e al cambiamento.

Organizzarsi con strumenti di vendita diversificati che il web ci offre ed avere un circuito di vendita “alternativo” ben organizzato costituirà un enorme vantaggio competitivo per coloro che sapranno farsi trovare pronti. E per ben organizzato si intende un ciclo chiaro per la potenziale clientela: esposizione dei prodotti con vetrine web completa, caratteristiche degli stessi, modalità/tempi di consegna precisi ed affidabilità assoluta nella gestione semplice, automatizzata e scaglionata degli appuntamenti che ci permetta di ottimizzare al massimo l’arco temporale della giornata lavorativa nei limiti imposti dalle normative sanitarie.

È inutile dire che innovare richiede sforzi, incentivi e capacità di programmazione tali da rivoluzionare culturalmente la propria organizzazione; la ripresa del sistema economico Italiano, infatti, dipenderà sicuramente e prima di tutto dalla capacità del Governo e delle Istituzioni di “non condannarci già in partenza”, ma anche in quota parte dalla nostra capacità di reazione alla quale purtroppo ora siamo chiamati.

Naturalmente starà al buon senso di tutti continuare a seguire scrupolosamente tutte le indicazioni di prevenzione sanitaria che continueranno a fornire le istituzioni nei prossimi mesi, perché una seconda chiusura “totale” delle attività causerebbe nuovi danni all’economia del Paese che a quel punto da gravissimi diverrebbero inevitabilmente irrimediabili.

 

Tags: Puglia
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