Carlo Cogliati: “Il settore della tessitura negli ultimi anni è stato penalizzato dalla concorrenza sleale”

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Cosa suggerirebbe?

“Non credo che le misure adottate dal Governo siano molto adeguate soprattutto per chi ,come me, è rimasto chiuso per 40 giorni ed ha ricevuto solo €600 di bonus che , a mio parere, sono pochi soprattutto se consideriamo che negli altri paesi europei sono stati erogati fondi pari al 10% del fatturato dell’anno precedente”.

Come vede il suo futuro?

“Nonostante sia una persona ottimista, che anche nelle difficoltà cerca  sempre di andare avanti ed essere più elastico, credo che il futuro sia molto difficile. Negli ultimi anni il settore della tessitura è stato molto penalizzato per la sleale concorrenza asiatica e adesso questa pandemia ha svalorizzato ancora di più il settore, soprattutto perché strettamente legato all’abbigliamento e, dal momento che i negozi sono stati chiusi, si è bloccata tutta la catena di produzione”.

Quali timori, quali progetti?

“Prima dell’invasione del virus il mio intento era quello di ampliare la gamma  degli articoli soprattutto per quanto riguarda l’abbigliamento. Chiaramente ora siamo fermi perché i rivenditori esteri, con la scusa del virus, vanno a ricercare le materie prime altrove. Come progetti avevamo in mente di ampliare la produzione con filaggi ad impronte ecologiche, come il cotone green o bio ma purtroppo dobbiamo attendere perché mancano le risorse per investire.  I timori sono principalmente legati al Coronavirus perché con le riaperture c’è il rischio che aumentino i contagi con la conseguenza che il Governo decida di richiudere le attività, creando ulteriori danni alle imprese. L’economia deve andare avanti nonostante  il rischio elevato di nuovi contagi”.

Cosa direbbe ai colleghi del settore?

“ Ai colleghi del settore mi sento di dire di tener duro e cercare, come possibile, di fare la propria parte perché sento che molti, con la scusa del virus, non pagano ma questo non è corretto: è più giusto ricorrere a forme di finanziamento per poter affrontare la situazione e ripartire al meglio. Mi sento di dire a chi è prossimo alla pensione di valutare l’ipotesi di un prepensionamento per la sua sicurezza, a tutti gli altri dico di tener duro anche perché siamo rimasti in pochi nel settore e dobbiamo farci valere, soprattutto perché il tessuto Made in Italy è ancora molto ricercato per cui è un peccato abbandonare la filiera”.

 La speranza più luminosa?

“La speranza per il futuro è che questo virus scompaia così come è venuto perché oltre ad aver creato importanti danni economici, ha compromesso la salute delle persone. Mi auguro che una volta debellato il virus si possa ricominciare tutti insieme con la speranza che si voglia ripartire dall’Italia, rilanciando il nostro paese acquistando prodotti di qualità senza ricercare articoli esteri con costi minori ma di bassa manifattura”.

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