L’imprenditore sardo, amministratore di una società di servizi inerenti alla gestione ambientale, dice la sua sul momento non semplice in atto
La società diretta da Francesco Agus, con sede a Sestu, si occupa dagli anni Ottanta di interventi nel settore dell’ecologia, in particolare in servizi specializzati come smaltimento rifiuti speciali, bonifiche ambientali e spurghi, con attrezzature tecnologicamente avanzate. Con lui abbiamo parlato delle difficoltà del momento, causate dal Coronavirus.
Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Cosa suggerirebbe?
“Ritengo che le misure adottate, seppur forti, siano adeguate anche se di pari passo, ci troveremo a combattere un altro virus, quello dell’economia. Non credo di essere nella condizione di poter dare dei suggerimenti a nessuno, penso che questa pandemia abbia colpito ognuno di noi e colto impreparato uno stato come il nostro e soprattutto chi ci governa”.
Come vede il suo futuro?
“Nel mio futuro purtroppo, come molti imprenditori che si possono oggi permettere il lusso di poter ripartire, seppur molto acciaccati, vedo tanta incertezza ed anche paura, perché l’economia del quotidiano è morente e la ripresa la vedo come una lunga salita da fare ma senza possibilità di rincorsa”.
Quali timori, quali progetti?
“Questo infatti è il timore non solo mio ma di molti credo e più che pensare ai progetti di domani vedo già un gran lusso portare avanti i correnti.
Mi spiego, investimenti, piani vari ma soprattutto spese fisse come mutui e leasing di un organizzazione aziendale che fino a due mesi fa operava a pieno regime fanno parte di quegli impegni/progetti che uno aveva messo in piedi ancor prima di tutto questo, ma adesso l’economia subirà un forte blocco e nel miglior caso un ridimensionamento anti-covid, come chiede chi ci governa: ma tener in piedi le linee vecchie credo sarà difficile”.
Cosa direbbe ai colleghi del settore?
“Considerando che il blocco è stato per tutti pressoché totale, di avere pazienza ancora per un po’, nella speranza che tutto questo passi il prima possibile, nella speranza che chi ci governa faccia qualcosa a tutela anche nostra”.
La critica più forte che si sente di fare?
“Per la critica mi collego a ciò che ho detto prima, ovvero che il governo faccia la sua parte, non tutti potevamo usufruire della cassa integrazione né ordinaria e tanto meno quella in deroga speciale, quindi lascio indovinare le conseguenze negative di questo, ma soprattutto spero che il governo capisca seriamente che senza un intervento massiccio in favore di chi fa impresa di qualsiasi genere, dall’ambulante alla fabbrica, il durante e – ancor peggio – dopo covid sarà un disastro e credo non solo per noi privati ma anche per tutta la linea statale. Perché fino ad oggi a mio singolare parere non ho visto nulla in merito se non sospendere dei versamenti vari, ma con la pretesa di essere saldati prossimamente, perché se questa fosse la linea dello Stato per dare respiro a noi imprenditori, la riterrei alquanto insoddisfacente e deludente, veramente preferirei darmi ad altro anziché pensare a produrre, perché mi vedrei più preso in giro anziché sentirmi come se uno mi desse una pacca sulla spalla dicendomi …’Dai, ci sono’”.
La speranza più luminosa?
“La speranza più luminosa che potrei immaginarmi è che tutto tornasse alla normalità il più in fretta possibile, ma allo stesso tempo imparando da questa situazione il più possibile ed a capire veramente cosa sono le cose più importanti, perché a volte ci facciamo prendere così tanto dal tutto, eppure basta così poco perché la miglior cosa, rischi di diventare superflua”.
Alla luce di quanto sta accadendo, il calcio deve ripartire e portare a termine la stagione?
“Se dovessimo guadare il calcio come solo business direi di sì, ma in virtù di ciò che ho detto poco fa, ovvero che da questa pandemia ne usciremo con le idee più chiare per tutto e tutti, che una partita di calcio senza il suo pubblico non ha senso, è come pretendere di conoscere la Divina Commedia senza averne letto il testo. Quindi direi proprio di no”.