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Lisci: “Ho appena messo i dipendenti in cassa integrazione. Era già dura prima del virus, figuriamoci ora”

di Redazione
04/05/2020
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L’imprenditore che gestisce mezzi di trasporto con sede a Senorbi, traccia il momento difficile per la sua azienda che trasporta studenti e fa noleggio.

Domenico Lisci è un imprenditore alla soglia dei 53 anni, che non si è mai tirato indietro. Purtroppo, anche per la sua azienda di trasporti, il momento è duro. Ecco cosa ci ha detto.

Ritiene le misure di contenimento pandemico adeguate? Sì/No? Cosa suggerirebbe?
“Le misure per me sono adeguate e forse sono arrivate con una settimana di ritardo sul previsto. Sono un imprenditore e non me la sento di dare ulteriori suggerimenti, perché ci sono i politici preposti per questo e non gli altri. L’importante è che le decisioni siano ben ponderate verso la gente”

Come vede il suo futuro?
“Sono onesto: grigio, non nero ma neanche bianco. Perché vedo grigio? Sono passati due mesi. Siamo fermi dal 4 marzo e ci si augura che possa iniziare una lenta ripartenza. I dati riguardanti la Sardegna sono abbastanza buoni rispetto ad altre zone, in particolare nel Nord Italia, ma occorre sempre prudenza. Detto questo i problemi sono tanti. Ho appena finito un tour de force per mettere i miei cinque dipendenti (una è mia figlia) in cassa integrazione in deroga. Tutti hanno contratto in scadenza ovviamente rinnovabile con le richieste di lavoro che ci arrivano. Io, datore di lavoro, non vedo soldi da due mesi. Lo Stato ci chiede di pagare le tasse a giugno. Ma se non stiamo lavorando come si fa…”.

Quali timori, quali progetti?
“Purtroppo il 4 maggio il nostro settore non ripartirà. Abbiamo grossi problemi. Lei pensi che, sul 100% delle linee, la maggior parte in questo periodo, sono riservate al trasporto degli studenti. Purtroppo con le scuole chiuse, non c’è nulla da fare. Ci occupiamo anche di noleggio, ma anche quello è fermo e, se riprenderà e quando riprenderà, sarà difficile lavorare per la questione del distanziamento. Abbiamo mezzi da 55 posi, che si ridurranno a 16 massimo 17. Evidente che, il costo di un servizio gite con 35/40 persone obbligherebbe l’impiego di due pullman ad un costo improponibile, perché devi avere due autisti, due assistenti o guide turistiche nel caso dell’estate, ovviamente con doppio consumo di gasolio”.

Cosa direbbe ai colleghi del settore?
“Adesso come adesso occorre star calmi e cercare di tenere duro, con la ripresa si spera che le cose migliorino. Ma le ricordo una cosa: c’era la già la crisi prima della pandemia e qualcuno si è dimenticato di questo. Non aggiungo altro, ma credo di essere stato chiaro…”.

La critica più forte che si sente di fare?
“Come azienda abbiamo avuto grossi problemi per riuscire ad inserire i dipendenti in cassa integrazione in deroga. Non è facile. Prima parti dall’Ente bilaterale, poi si passa alla Regione e quindi all’Inps. Mi chiedo solo una cosa: è mai possibile che nel 2020, con l’era digitale, tutto dovrebbe essere semplificato ed invece resta difficile ottemperare a certe situazioni? Non muovo una critica, sia chiaro, constato comunque un dato di fatto palese”.

La speranza più luminosa?
“La speranza devo averla, altrimenti buona notte al secchio. Le aziende andranno ridimensionate, almeno che lo Stato non ci aiuti almeno con il 50% a fondo perduto. Io vedo un sacco di gente che va in tv. I parrucchieri dichiarano 12.000 euro all’anno e accusano una perdita di milioni di euro… Su questo facciamoci tutti una domanda…”.

Vista la situazione, il calcio, anche con le partite a porte chiuse, deve riprendere o no?
“Con tutti i morti, le persone senza soldi ci si chiede se la Serie A chiuderà la stagione? Me lo chiedo anche io. A parte questo, sono tifoso del Cagliari e amante del calcio. Sono favorevole a delle gare a porte chiuse. A mio avviso è meglio provarci, magari giocando due giornate e facendo il punto. Sono d’accordo con il giocare negli stadi al Sud”.

Tags: Sardegna
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