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Umbria: da una crisi all’altra, dagli anni ’50 al 2008 e al covid-19

L’Aur ha paragonato due periodi di crisi dell’Umbria, probabilmente i peggiori degli ultimi due secoli: quello degli anni Cinquanta del Novecento e quello del 2008. Subito dopo la Seconda guerra mondiale, la regione attraversò un periodo travagliato. Ci fu una forte riduzione dei lavoratori del settore minerario, tanti licenziamenti alle Acciarie di Terni, un ridimensionamento dell’industria dell’aeronautica a Passignano e a Foligno. E l’agricoltura subì i freddissimi inverni del 1956/57.

Ci fu però anche collaborazione tra i principali attori della vita regionale di quel periodo. Alla fine degli anni Cinquanta, prese corpo l’idea di un piano organico di sviluppo regionale che arrivò anche in Parlamento, nel 1960 e nel 1966. La seduta di febbraio 1960 si può considerare il primo atto di programmazione regionale in Italia. Sette mesi dopo, su iniziativa delle Province di Perugia e di Terni e delle due Camere di Commercio, nonché dell’Associazione per lo sviluppo economico dell’Umbria, si costituì il Centro regionale per i piano di sviluppo economico dell’Umbria. Praticamente, l’antenato dell’Agenzia Umbria Ricerche.

La crisi del 2008 ha fatto indietreggiare l’Umbria rispetto alle posizioni conquistate negli anni precedenti. Sono aumentati i fattori di debolezza e si sono aperti nuovi orizzonti di incertezze. Il Pil umbro è andato allontanandosi da quello italiano e un avvicinamento a quello delle regioni meno produttive. Nei primi cinque anni della crisi, si fu una sopravvalutazione della capacità della regione a rispondere alla crisi. Tutto sommato ci stava, essendo reduce – l’Umbria – da un buon post-terremoto 1997, in cui erano stati utilizzati in modo brillante i Fondi europei. Sanità e welfare arrivarono su livelli d’eccellenza.

Se nella crisi dei Cinquanta ci fu una convergenza d’intenti, in quella del 2008 i campanili la fecero da padroni. Il che non può che portare debolezza. È probabilmente questa la più grande differenza tra le due crisi: il modo di affrontarla.

Una terza crisi è in pieno svolgimento, quella da covid-19. Sta imponendo spinte al cambiamento, nuove modalità occupazionali e nuovi stili di vita. Sarebbe il caso di andare a rileggersi un po’ di storia per sapere come affrontare il dopo.

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