Il coronavirus ha impattato fortemente sulla vita e sull’economia delle Marche, una delle regioni italiane più colpite dai contagi. Il vice presidente delegato della Confindustria Marche Nord con delega territoriale su Ancona, Pierluigi Bocchini, ammette: “Noi imprenditori siamo preoccupati, molto. Alcune aziende stanno legittimamente continuando a lavorare, garantendo l’approvvigionamento di beni indispensabili, e presto giungerà il momento di prepararsi alla riapertura anche delle altre”.
Aggiunge: “Il nostro primo pensiero è la salute dei lavoratori ed è per questo che la maggior parte di noi, già settimane fa, avevano messo in sicurezza le proprie fabbriche. E anche in questi giorni, con le aziende chiuse, continuiamo a lavorare per garantire il ritorno dei lavoratori in totale sicurezza: le mascherine e i DPI stanno arrivando, le opere di sanificazione sono state fatte, come la pianificazione del lavoro negli stabilimenti con i percorsi di distanziamento. Le fabbriche riapriranno presto, è inevitabile se non vogliamo che il Paese arrivi al collasso, e noi siamo pronti”.
Sprona il Governo: “Nel prossimo DL è indispensabile che si prevedano misure incisive per chi ha perso e perderà interi mesi di fatturato. Le aziende hanno bisogno di liquidità, piccole, medie e grandi. Allora prevediamo linee di credito pari ad almeno tre mesi della media dei ricavi 2019 ad accesso automatico, con garanzia statale al 100%. Non segnalate in centrali rischi e con piano di ammortamento ad almeno 20 anni. Unica condizione: il mantenimento dei livelli occupazionali per almeno 12 mesi”.
Pietro Marcolini, presidente Istao, dice la sua: “La crisi è ormai planetaria. Gli effetti potranno essere simili a quelli del 2008”. Gli effetti sulle Marche quali saranno? “La nostra regione a vocazione manifatturiera risentirà come il centro-nord della frenata dell’economia, anche se le nostre aziende stanno seguendo il buon senso e in questo periodo stanno facendo lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, cambiando i programmi di formazione, accelerano gli approfondimenti, gli studi e le ricerche. Occorre cogliere questo momento come occasione di formazione che diventi permanente e aiuti a orientare nuovamente le attività, tenendo conto delle emergenze sulle quali dovremo riorganizzare tutti i nostri sforzi”.
Quale sarà dunque l’impatto del coronavirus sull’economica marchigiana? Dello 0,6%, pari a 238,2 milioni di euro (fonte Unioncamere) sul valore aggiunto, se l’emergenza dovesse concludersi entro il mese di aprile, pesando fino all’1,2% in caso di conclusione della fase più critica entro giugno. La stima è della Camera di Commercio, in collaborazione con l’Istituto Tagliacarne. Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche, precisa: “Commercio e turismo sono in ginocchio, cominciano a mancare le materie prime per il sistema del Tac (Tessile, Abbigliamento, Calzatura”.
Ancora Sabatini: “Le micro e piccole imprese vivono l’emergenza della liquidità. Abbiamo sentito Unioncamere e condiviso la priorità di riformulare l’orientamento dei programmi in questa direzione. Insieme a Regione Marche e Uni.Co. (Confidi regionale), il sistema camerale marchigiano può raccordare in modo unitario le istanze del territorio”. Alle banche verrà chiesto il superamento dei vincoli, troppo gravosi per l’accesso al credito. “E’ già in corso una riflessione con Unioncamere e Ministero dello Sviluppo Economico per mettere a punto l’istituzione di fondi dedicati di cui le singole Camera possano disporre, vincolandoli alla propria destinazione territoriale e finalizzandoli al bisogno di credito delle MPMI”.