Quella che doveva essere un’operazione urbanistica “fiore all’occhiello” della città di Perugia, rischia invece di diventare la pietra tombale per chi ha eseguito i lavori e di trasformare l’area in un quartiere fantasma. Proprio così: il progetto Monteluce, pensato anni fa per riqualificare e rigenerare, attraverso un modello di partnership pubblico-privata, l’area a ridosso del centro storico rimasta orfana dell’ospedale e delle facoltà universitarie, è a un passo dal trasformarsi nel peggior incubo per le 30 imprese esecutrici dei lavori e per la città di Perugia.
“Lanciamo un appello urgente alle Istituzioni – dichiara Massimiliano Sciattella, presidente di Cna Costruzioni – affinché le imprese che fino a qualche mese fa sono state impegnate nello svolgimento dei lavori, vengano finalmente pagate. A oggi sono già tre quelle che sono state costrette a chiedere il concordato preventivo, ma il rischio è che, a ruota, seguano tutte le altre, con conseguenti ingenti danni economici e sociali. Ricordo che queste imprese devono ancora riscuotere ben 3 milioni di euro dal 2018 e che a loro non sono andate nemmeno le briciole dei proventi della vendita di alcuni degli immobili già realizzati. Come può sopravvivere un’impresa a queste condizioni?”.
“Il fondo, del quale sono soci la Regione Umbria, Gepafin e l’Università di Perugia, è da sempre amministrato da Bnp Paribas Real Estate Sgr che, per quello che ci risulta è, di fatto, l’unica ad aver tratto guadagni da questa operazione” – aggiunge Pasquale Trottolini, responsabile regionale di Cna Costruzioni.
Nelle ultime settimane, intanto, si vocifera su un interesse all’acquisto degli immobili invenduti da parte di un ipotetico acquirente.
“Chiediamo con forza alla Regione e al Comune, a sua volta interessato alla riqualificazione dell’area essendo Monteluce uno dei più importanti quartieri della città, affinché in caso di vendita vengano prioritariamente tutelati gli interessi delle imprese e dei loro lavoratori – prosegue Sciattella – Se invece non ci fosse alcun acquirente serviranno misure straordinarie per ridare liquidità alle imprese fino a quando tutta la vicenda non troverà una soluzione positiva”.
“L’aspetto economico, però, non è l’unico da tenere in considerazione – incalza il responsabile di Cna Costruzioni – Lasciare incompiuta quest’opera, con ogni probabilità la destinerebbe a un lento degrado, trasformando l’area in un’altra zona critica della città, che già ne conta tante, a cominciare dal quartiere di Fontivegge. Le imprese finora hanno fatto la loro parte, facciano altrettanto le Istituzioni! Noi non chiediamo vie privilegiate, ma semplicemente il riconoscimento del diritto di chi ha lavorato. Non è pensabile, né ammissibile– conclude Pasquale Trottolini -, che a pagare il conto siano le imprese, i 200 lavoratori coinvolti e le loro famiglie”.