Terremoto, smaltimento macerie fermo: l’impegno del Governo

Il governo, tramite il premier Giuseppe Conte, si è impegnato a sbloccare il fermo della rimozione delle macerie del terremoto del 2016 in Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo. Il presidente del Consiglio, a margine della conferenza Stato – Regioni, ha incontrato i governatori delle quattro regioni interessate.

La governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei, ha raccontato: “Abbiamo avuto una seduta a latere con Conte per parlare di come ripartire: siamo bloccati, non era stato approntato, nell’ultimo decreto sisma, un provvedimento di proroga per lo smaltimento delle macerie. Ci ha dato buone rassicurazioni e che per quanto riguarda il commissario ci farà sapere”. E ancora: “Se non riavviamo la ricostruzione, rischiamo di far spopolare questi luoghi, un danno che non ci possiamo permettere”.

Con il Milleproroghe, il Governo è convinto di poter risolvere il problema del rinnovo della concessione per la gestione dei siti temporanei di stoccaggio, dopo che è arrivata la scadenza (31 dicembre 2019). Tra gli altri, pure il sito della basilica di San Benedetto, a Norcia, è fermo, come ha ricordato la soprintendente umbra, Marica Mercalli: “Ho dovuto firmare un verbale di fermo lavori legato sempre alla mancata proroga e abbiamo scritto alla Regione per chiedere di poter comunque procedere con le nostre ditte purché ci venga indicato un sito in cui conferire. Fortunatamente, avevamo finito le operazioni di sgombero all’interno della concattedrale di Santa Maria Argentea, mentre a San Benedetto abbiamo liberato tutta la navata, arrivando fino al transetto, ma ora dobbiamo sospendere perché non sappiamo dove portare le macerie”.

L’impegno a sbloccare arriva mentre i 138 sindaci dei Comuni colpiti dal terremoto sono pronti a scendere in piazza. Antonio Decaro, presidente dell’Anci, spiega: “La ricostruzione nelle aree del sisma è ferma, il commissario è scaduto da due settimane e non è ancora stato nominato. Se il governo non darà risposte da subito con il Milleproroghe, sono tutti pronti a scendere in piazza e andare a Montecitorio”. C’è il rischio di fuga, in particolare per le aziende, come ha sottolineato il presidente di Anci Umbria, Francesco De Robotti: “Tutti gli sforzi fin qui fatti rischiano di essere vanificati dal fattore tempo. C’è il pericolo che le aziende rimaste scelgano di delocalizzare altrove la produzione e che i cittadini lascino il territorio. Ci aspettiamo che Parlamento e Governo diano più fiducia ai sindaci”.

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